Perdere una bandiera durante una sessione di calciomercato ci può stare. Perderne tre insieme ad altri elementi fondamentali per la rosa fa male. Portare avanti una campagna acquisti del genere per poi dominare in Italia e in Europa è solo da SSC Napoli che, dopo l’ennesima vittoria, europea e per giunta straripante, può finalmente dire di aver riconquistato a pieno il proprio popolo; oltre all’aver anche fatto ricredere gli scettici che davano per spacciati gli azzurri ad inizio stagione.
Fra chi parlava di settimo posto e chi addirittura invocava la Serie B, mister Luciano Spalletti insegnava calcio ai nuovi arrivati in quel di Dimaro e Castel di Sangro. Poi, proteggendo i propri uomini dalle critiche, ha lavorato sulla fame di vittorie di un gruppo giovane e determinato, sin da subito apparso insidioso e voglioso di imprimere il nome Napoli nella parte alta della classifica.
Non è dunque un caso che giocatori come Kim, Kvaratskhelia e Raspadori stiano riuscendo a sostituire egregiamente bandiere azzurre come Koulibaly, Insigne e Mertens oppure che Simeone stia facendo pesare così poco l’assenza di Osimhen. La crescita continua di Lobotka e Rrahmani, la fiducia acquisita da Meret, il prepotente e preponderante inserimento di Anguissa a tabellino e la voglia di incidere che ha chi entra a partita in corso. Sono tutti fattori figli di un percorso psicologico e tecnico guidato da Spalletti ed intrapreso al meglio come un gruppo unito dalla squadra.
Così facendo arrivano i 4-1 contro il Liverpool, gli 1-6 contro l’Ajax, nascono nuovi beniamini in città e si ottengono vittorie da grande squadra come a Roma, Milano e in casa contro lo Spezia. Vittorie che danno morale e consapevolezza alla squadra di essere più forte degli anni precedenti. Napoli ha trovato il sorriso e la vetta contro tutti i pronostici. E chissà che non sia questa la vera forza di una squadra e di un allenatore ogni giorno più sicuri di sé.
Mario Reccia