Quante volte si è parlato di assenza di leader nel Napoli? E quante volte, dall’inizio della stagione, ogni calciatore ha parlato di responsabilizzazione personale e dell’intero gruppo dopo la partenza dei “senatori”? E quante volte lo ha sottolineato Luciano Spalletti? Questa è l’arma segreta (nemmeno poi tanto segreta) del nuovo Napoli.
Intorno all’ambiente azzurro si era sempre respirata un’aria di pessimismo e di improvvisa debacle, anche quando i risultati erano tutti favorevoli: “Vedrete che presto o tardi questa squadra non regge, non può vincere nulla di importante“. E puntualmente, come un FOCS-1 (l’orologio più preciso al mondo), si verificava tale situazione.
Il Napoli mollava il colpo d’improvviso, perdeva certezze e punti e non è mai riuscito a vincere il tanto desiderato Scudetto. Colpa di chi? Mistero. Ogni tifoso puntava il dito su un colpevole diverso: De Laurentiis, l’allenatore (Sarri, Ancelotti, Gattuso, Spalletti), i calciatori, l’ambiente, i tifosi. Colpa di tutti e colpa di nessuno.
Ma ora le cose sembrano essere incredibilmente cambiate: come d’incanto. Il Napoli sta stupendo (proprio peché sembra solido e compatto), sta vincendo e dominando in lungo e in largo. Troppo presto, certo, per dare giudizi: non è detto non si ricada, non è detto si riesca a vincere. Ma nell’aria intorno al ‘Maradona’, intorno alla squadra, intorno al rinnovamento, si percepisce un sapore diverso.
Si percepisce il “se è un sogno non svegliatemi“, e vale per tutti. Da Luciano Spalletti al presidente De Laurentiis, orgoglioso del gruppo che ha creato e delle scommesse vinte (al momento) da Cristiano Giuntoli. Fino alla tifoseria, mai come oggi coesa e unita a sostegno della squadra. E lo dicono i numeri allo stadio: è tornato l’amore a Napoli.
Ma chi è il nuovo leader del Napoli? Nessuno! O meglio, tutti! Il gruppo è caduto dalle spalle di Insigne e Koulibaly. Sono andate via le facce a cui dare sempre la colpa quando le cose non andavano bene. E si è deciso per essere, per una volta almeno, tutti uguali. Tutti sullo stesso piano, dal più giovane al più esperto.
Ora la fascia è sul braccio di Giovanni Di Lorenzo, esempio di lavoro costante e meritocrazia: esempio per i compagni come Kvara e Kim, arrivati da sconosciuti e ora determinanti. Chi lavora, chi suda, chi si impegna seriamente può diventare importante.
Ora il Napoli ha scelto il gruppo come leader. E diventa sentenza il più banale dei motti: “Tutti per uno, uno per tutti!“. Il Napoli è forte, in campo e nelle fondamenta. Il Napoli può vincere, o quantomeno provarci fino alla fine. Ma senza ossessioni, senza obblighi: divertendosi e divertendo.
Tutti pensavano alla disfatta dopo la rivoluzione della rosa e invece lo stupore può farla da padrona. Può accadere ciò che sembrava impossibile: come nelle favole. Il Napoli sembrava essere rimasto solo dopo un’estate complicata, come Will Smith in “Io sono leggenda“. Ma il Napoli non è solo: nel Napoli c’è un gruppo solido di ragazzi che lottano per un’intera città e per dimostrare che possono vincere con sudore e passione. Un gruppo di leader.
E magari, magicamente, i leader possono diventare leggenda: “Io sono leader. Io sono leggenda”.
Articolo modificato 9 Ott 2022 - 09:07