Chi avrebbe mai immaginato che al Diego Armando Maradona si sarebbe tornati ad esultare per un intervento di un difensore, quasi come un gol?
Roba che sembrava ormai archiviata in un nostalgico passato e che apparteneva a un centrale che di nome e cognome faceva Kalidou Koulibaly. Uno dei difensori più forti degli ultimi anni passati per la Serie A, se non il migliore almeno per quanto concerne la storia azzurra. Insomma, non un nome qualunque.
Chi avrebbe mai pensato che, dopo il suo addio ed il passaggio al Chelsea in quest’estate, ci sarebbe stata una sorta di linea continuativa? E chi, soprattutto, si sarebbe mai aspettato un simile impatto di Kim Minjae?
Praticamente – e lecitamente – nessuno, nonostante in molti assicuravano sulla bontà del calciatore, avrebbe mai nemmeno ipotizzato che in pochi mesi si sarebbe preso per mano la difesa del Napoli, e non solo.
Il tutto, bruciando magnificamente le tappe e rendendo meno netto il taglio al cordone ombelicale con il passato. Meno doloroso grazie a chi ha creduto in lui e soprattutto per merito del calciatore stesso, divenuto leader in maniera sorprendente quanto inaspettata.
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Eppure chi ‘avvisò’ tutti, mentre l’ambiente era alle prese con il deprimente addio di Kalidou Koulibaly, fu lo stesso Luciano Spalletti in quel di Dimaro dove nasceva, sotto lo scetticismo generale, il Napoli di oggi, che ha dominato il girone di Champions e continua a stupire in campionato.
“Kim ha giocato in campionati differenti dal nostro. Ma è un calciatore da Napoli e da Champions League”, dichiarava a tal proposito il tecnico lo scorso 14 luglio.
Eppure in molti non gli credettero: “Com’è possibile che un calciatore che non ha mai giocato in Champions e sconosciuto ai più possa sostituire Koulibaly?”. Una frase ricorrente all’epoca nella piazza, che si interrogava sulla direzione che il progetto azzurro stava prendendo dopo la rivoluzione.
Il resto è tutta storia che conosciamo e che stiamo ancora continuando a conoscere: il sud coreano è diventato subito un punto fermo per Spalletti, così come dimostrato dal fatto che il tecnico non abbia praticamente mai fatto a meno di lui nell’ambito delle rotazioni in campo.
Fino ad arrivare a serate come quelle di ieri, in cui Minjae ha praticamente dominato il campo e l’attacco avversario, costante divenuta quasi abituale in questa prima parte di stagione, prendendosi boati che soltanto pochi mesi fa era riservato allo stesso Koulibaly. Che sicuramente non sarà e non potrà mai essere dimenticato, ma così è diventato più facile farne a meno. Chi lo avrebbe mai detto?
Concentrazione ed esplosività fisica: questo sono gli ingredienti del gigante sud-coreano, che ha dimostrato anche di fare la differenza anche senza l’abituale compagno di reparto, Amir Rrahmani.
Il kosovaro rientrerà dopo il Mondiale, ma l’ex Fenerbahce non ha accusato il colpo. Anzi, si è letteralmente messo sulle spalle il Napoli, subendo senza tante crisi di rigetto il passaggio alla posizione di centodestra.
Rendimento che trova riscontro anche nei numeri: secondo quanto si apprende da WhoScored.com (servizio di statistiche che prende in esame dati dettagliati attraverso Opta.com), il difensore è infatti nella top XI europea per rendimento, con un rating medio pari a 7.3.
Attenzione nella fase passiva, ma non solo: perché Minjae si è scoperto anche valido dal punto di vista del palleggio, con una percentuale di passaggi riusciti media per partita pari a 88.1%. Un dato sicuramente di livello, visto che parliamo di un difensore centrale, che regala al Napoli un’ulteriore variabile in fase di impostazione.
Numeri e prestazioni che fanno schizzare già il suo valore alle stelle: la clausola versata dagli azzurri nelle casse del Fenerbahce di circa 20 milioni di euro sembra già un valore irrisorio rispetto a quello effettivo.
All’orizzonte, la possibilità di potersi assicurare l’ennesima plusvalenza. Uno scenario che nella mente di Aurelio De Laurentiis è ben lontano: non a caso, infatti, si vocifera già di un possibile rinnovo con adeguamento, magari ritoccando verso l’alto anche la clausola di 50 milioni di euro che, andando avanti così, rischia addirittura di diventare un problema.
Ma il Napoli vuole puntare ancora a lungo sul suo nuovo leader difensivo, arrivato tra i mugugni estivi e con il fardello di dover far fronte a un’eredità pesante. E se oggi certi meravigliosi ricordi sembrano più lontani, lo si deve anche al numero 3 azzurro: un muro, una certezza. Chi lo avrebbe mai detto, appunto?
Articolo modificato 27 Ott 2022 - 17:33