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Copertina Calcio Napoli

Juan Jesus si racconta: “Ho fatto tanti sacrifici”, poi le parole da brividi sul Napoli

Il Napoli ha pubblicato attraverso i propri canali ufficiali il primo episodio di un nuovo format dal titolo PhotoTale. Si tratta di un quarto d’ora di video in compagnia con un calciatore azzurro che racconta le proprie emozioni e sensazioni a partire da un’immagine che gli viene proposta. La prima puntata di questo progetto targato Napoli è stata fatta con Juan Jesus, che ha raccontato le sue origini e la sua carriera calcistica.

Juan Jesus sulle sue origini: “Ho fatto tanti sacrifici”

Di seguito quanto detto dal difensore azzurro:

La prima foto mostrata al calciatore raffigurava la sua città d’origine, Belo Horizonte. “Questa è la città dove sono nato, dove sono cresciuto fino ai miei 14 anni, dove ho iniziato a giocare a calcio, dove c’è la mia famiglia e dove si mangia benissimo. È una città che ho nel cuore perché il popolo è molto carismatico, come quello napoletano. È casa mia, anche se ormai anche l’Italia lo è“.

Ci sono tornato in vacanza adesso per 12-13 giorni: sono a trovare la famiglia e ho portato mio figlio, perché l’ultima volta era piccolo e non conosceva ancora bene i cuginetti. Questa volta si è divertito molto ha giocato a calcio a piedi scalzi e gli ho fatto fare tutto quello che facevo fa piccolo. Stare in famiglia per ricaricare le batterie è importantissimo“.

FOTO: Juan Jesus

Ho portato anche mio figlio a Belo Horizonte per una questione di educazione per fargli capire che ho sofferto tanto per arrivare dove sono. Per fargli vedere quanto sacrifici ho fatto. La gente spesso non percepisce quello che abbiamo vissuto, perché vede il finale e non l’inizio. Ho fatto capire a mio figlio che senza sacrificio non si può ottenere niente, perché, anche se arrivi al traguardo, ci arrivi senza passione e senza valori e non è bello“.

Il Feijão tropeiro è un piatto tipico di Belo Horizonte: mia zia e mia madre fanno il più buono di tutto il Brasile. Sono un esperto di grigliata, perché ho avuto Alisson, il portiere del Liverpool, come maestro e mi ha aiutato tanto, ora la faccio anche agli occhi chiusi. Non si può mangiare tanto, perché sono tutti piatti grassi e Rufolo, il nostro nutrizionista, non può vedere queste cose (ride ndr): la grigliata solo quando abbiamo la domenica libera“.

In Brasile di solito giocavamo anche quando la strada non era buona e passavano le macchine, ma comunque ci si divertiva tantissimo. Penso a quel Jesus bambino che giocava a calcio e gli vorrei dire che ce l’ha fatta a realizzare il suo sogno, anche se non pensava ad un così alto livello. Ho sempre sognato in basso, pensavo di giocare in una squadretta, ma grazie a Dio la mia carriera è stata di alto livello. Ho giocato in grandi squadre, come Inter, Roma e Napoli e devo ringraziare chi ha partecipato alla mia cresciuta e anche i miei amici piccolini che mi hanno aiutato ad arrivare qua“.

Da piccolo pensavo di finire a giocare in Olanda, perché dalla mia squadra, l’America Minero, si andava o all’Ajax o al Feyenoord, o al massimo in Francia. Poi ho giocato all’Inter in Porto Alegre, ho vinto la Copa Libertadores, il campionato regionale e mi hanno aperto le porte per le Olimpiadi e grazie alla Nazionale ho realizzato un sogno ancora più grande: giocare in grande club“.

“L’Italia è casa mia”: la storia di Juan Jesus

L’Italia oggi è come la mia seconda casa. Sono 11 anni che vivo qua, sto per prendere il passaporto italiano e diventare un cittadino italiano. Ho vissuto in bellissime città: Milano città della moda, Roma città eterna e Napoli con il mare e la gente. L’Italia è fantastica, vado in vacanza in Sardegna perché si sta da Dio“.

I miei figli sono i miei gioielli: Sofia, Eduardo e la piccola arrivata Maia. Combatto per loro, lavoro per loro: devo essere un esempio per loro, sono il loro padre. Provo ad educarli nel miglior modo possibile. Hanno una situazione molto diversa rispetto a quello che avevo io e i miei fratelli, ma non per questo possono essere maleducati o persone non per bene. Devono sempre obbedire mamma e papà.

La piccolina è un tesoro di bambina. Eduardo è molto intelligente, Sofia è una ragazza grande ormai non serve più litigare. Loro mi danno la spinta per lavorare sempre di più. Preferisco essere un bravo papà e una bella persona che vincere trofei. Sono molto testardi come me, soprattutto Eduardo, che è molto sveglio come me da bambino. Abbiamo tutti gli occhi uguali“.

Juan Jesus a cuore aperto su Spalletti: “Gli sono grato”

Spalletti mi ha aiutato tanto: mi ha voluto all’Inter. Quando sono andato via dall’Inter potevo anche rimanere, perché Mancini mi chiese di restare: avevo un bel legame, come se fosse la prima fidanzata, perché era la mia prima squadra in Europa. Decisi poi di andare alla Roma, perché ambivo a qualcosa in più e la Roma erano anni che facevano benissimo in Champions League”.

FOTO: Getty Images, Juan Jesus

Spalletti mi ha voluto a Roma, abbiamo vissuto anni bellissimi e poi ci siamo rincontrati qui a Napoli. Se non fosse stato per lui, ora non ero qui: mi ha dato un’opportunità importantissima quando nessuno credeva in me. Penso che io gli ho risposto in modo efficace in campo, perché l’anno scorso ho fatto una delle mie migliori stagioni con 27 partite: ho fatto anche qualche gol in più, anche quelli che mi hanno tolto (ride ndr). Oggi giochiamo la Champions grazie a quanto fatto l’anno scorso. Sono grato a Spalletti“.

Juan Jesus nel privato: dai social al relax

La mia immagine sui social penso sia molto pulita. Quello che faccio vedere è come sono nella realtà: non ho filtri, né doppie facce. Ci sta nel nostro lavoro usare i social, ma a volte è un male stare troppo al telefono, lo dico anche per i giovani. Diventa una vita un po’ finta“.

A me serve ogni tanto stare a contatto con la natura. A volte serve a tutti penso un po’ di tempo così, perché oggi viviamo nell’era delle tecnologie. Stiamo sempre con il telefono in mano: serve tempo per trovare serenità e se stessi“.

Napoli mi ha accolto benissimo dal primo giorno che sono arrivato. Sembrava di essere in Brasile per quanto la gente è calorosa e disponibile. Il Napoli è la squadra della città: tutti tifano per noi. È bello perché quando vinciamo si sente un’energia importante in giro per la città e quando perdiamo invece silenzio. Napoli è una città di cuore, è come i Brasile, forse anche per questo mi sento a casa“.

Articolo modificato 10 Nov 2022 - 21:24

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Scritto da
Silvia De Martino