Arrivato con l’arduo compito di sostituire Kalidou Koulibaly, Kim Min-jae ha dato prova delle sue enormi qualità sin dalle prime battute del suo arrivo in terra partenopea. Giocatore possente fisicamente, veloce e dotato di una buona tecnica, nonostante sia un difensore centrale, si è subito imposto entrando nel cuore dei napoletani a suon di ottime prestazioni.
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Da Koulibaly a Kim, la storia non cambia
Kim è stato autore di una stagione fin qui giocata ad altissimi livelli, tanto da far dimenticare chi ha scritto la storia più recente di questo club: come quel senegalese che in una mite notte primaverile di Torino, nell’Aprile del 2018, aveva fatto sognare milioni di cuori azzurri innalzandosi in cielo e facendo esplodere una città intera. Il sudcoreano non ha lasciato spazio alle critiche e alle pressioni, ha dato voce al campo, da sempre giudice supremo.
Dopo aver giocato 1980 minuti sui 2070 disponibili, considerando tutte le competizioni e anche la nazionale, nel match di ieri contro l’Udinese, nei minuti finali, ha commesso un piccolo errore. Errore che sarebbe potuto costare caro al Napoli, ma che alla fine ha lasciato spazio soltanto a tutti i disfattisti che, con prestazioni di questo calibro, non hanno potuto, fino a questo momento, dar voce ai propri pensieri.
Napoli-Udinese, Spalletti difende Kim: “È un marziano”
“Se un suo errore fa così tanto rumore, vuol dire che ha giocato tutte le altre partite da marziano”, queste le parole al termine della gara di Luciano Spalletti.
Come dar torto al mister, impeccabile nelle uscite e puntuale negli anticipi, abile di testa e sempre pronto a sganciarsi per scaturire una sortita offensiva. Questo ed altro: semplicemente Kim Min-jae.
Carpe Diem ha tatuato sul petto: cogli l’attimo. Proprio quello che ha fatto Giuntoli in un’estate caratterizzata da numerosi addii, strappandolo al Fenerbahce per la modica cifra di 20 milioni. Il valore del calciatore in soli 3 mesi di campionato si è già triplicato, merito anche di Spalletti che da grande allenatore gli ha permesso di rendere al meglio.
Le scuse immediate dopo la partita, la bontà di un ragazzo che non ha eguali e che a 25 anni sembra già essere un veterano di questa squadra.
Un leader silenzioso, composto e mai arrogante: nessuno tocchi il gigante buono!