Il giorno dopo la vittoria del Napoli per 3-0 contro la Cremonese, il tecnico azzurro Luciano Spalletti è stato insignito del “Premio Andrea Fortunato – Lo sport è vita”, premio intitolato all’ex calciatore della Juventus morto di leucemia a soli 23 anni.
La premiazione è avvenuta al Salone d’Onore del CONI a Roma alla presenza del presidente del CONI Giovanni Malagò e del presidente della FIGC Gabriele Gravina. Oltre Spalletti, sono stati premiati anche il Ministro dello Sport Andrea Abodi e il presidente della Salernitana Danilo Iervolino.
Queste le parole di Spalletti rilasciate a margine della premiazione e riportate da Tuttomercatoweb.
Noi abbiamo l’imposizione di restituire tutto l’amore per questo sport che riceviamo. Ci vuole calma, molta calma, perché abbiamo ancora del lavoro da fare e un numero di partite che non ci consentono di avere distrazioni. La squadra è attenta e vogliosa di giocare le partite una per volta e questo mi fa molto piacere.
Se non diamo il massimo non riusciamo ad essere squadra forte, non andiamo a riconoscere la totale qualità che ha la nostra squadra. Se noi entriamo dentro un po’ presuntuosi e convinti che qualcosa ci verrà dato d’ufficio, quell’errore verrà pagato caro. Abbiamo bisogno di essere immersi nella sfida, di riconoscerla in maniera vera e netta attraverso le sue difficoltà. Si va in campo disposti a distruggerci per un risultato. L’emblema è un po’ il secondo gol, Kim ha messo la testa su una palla che stava uscendo e con un giocatore della Cremonese che stava calciando: ci ha messo la faccia.
L’Eintracht è forte quanto noi, l’abbiamo già guardato e studiato, sarà una sfida difficilissima. Da qui in avanti proprio perché si vanno ad accumulare situazioni che non ti fanno stare tranquilli, sarà più difficile essere così leggeri e creativi, così bravi a creare uno spettacolo che possa essere condiviso da tutti, proprio per la pressione che aumenta in base alle partite giocate.
Io ho avuto una carriera esaltantissima fin da quando sono partito con i ragazzi, per me è sempre un’emozione fare l’allenatore e andare nello spogliatoio, sentire l’odore dell’erba e far parte di quei momenti lì… Io sono uno fortunatissimo, ho allenato grandissimi calciatori e grandissime squadre e ho sempre dato tutto me stesso. Non ho rimorsi: può succedere tutto, ma vivrò bene perché ho dedicato una vita a questo sport e continuerò a farlo. Quando si fa così diventa più facile accettare gli eventi futuri.
Noi abbiamo Maradona lì, nello spogliatoio c’è quella sua statua che in molti vanno a toccare, me compreso prima di entrare in campo. Lo vogliamo portare nella qualità della nostra squadra: lui è stato uno che ha vinto attraverso il gioco, la qualità, attraverso tutte quelle cose che piacciono ai tifosi. Vogliamo cercare di assomigliargli il più possibile e lo porteremo sempre dietro per gli insegnamenti che ci ha dato.
Kvaratskhelia è veramente uno che ha sensibilità nel dribbling, nell’accarezzare la palla, nel portare quelle finte così difficili da cui difendersi. A chi assomiglia? Momo Salah è uno di quelli che ha questa qualità nello stretto e nella finalizzazione così precisa, che non sentiva le pressioni. Lui si vede che è un ragazzo tranquillo: avrà un grandissimo futuro.
Articolo modificato 13 Feb 2023 - 14:15