È una domanda che ci assilla da mesi. Quanti Lobotka scendono in campo?
Il centrocampista slovacco ha goduto dei poteri della scienza sfruttando la clonazione, altrimenti non si spiega. Già lo scorso anno con l’arrivo di Spalletti le sue qualità si erano finalmente palesate: finalmente privo di qualsiasi problema di natura fisica, il numero 68 si era preso la scena.
Questo post in breve
E dire che al suo arrivo, assieme a Demme ai tempi di Gattuso, aveva dato l’impressione di un giocatore comune al punto che il tedesco gli andò subito davanti nelle gerarchie.
Lobotka è invece un unicum storico, per lui sono difficilissimi i paragoni.
Ciò che si è visto contro l’Eintracht ha del sovrannaturale, giocate nello stretto, un controllo e lancio in profondità per Lozano da manuale del calcio, da consegnare ai bambini che si avvicinano a questo meraviglioso sport.
Oltre alla tecnica e all’illuminante visione di gioco, sorprende soprattutto per una caratteristica che spesso è di difficile individuazione: Lobotka è sempre nella posizione giusta, sempre in quella zolla di campo dove dovrebbe essere in quel preciso istante.
Che debba semplicemente toccare con la spalla l’avversario per fargli perdere l’equilibrio o di appoggio per un compagno, che sia per recupero o per un assist non importa: lui è lì.
Il segreto di questo Napoli passa necessariamente per quest’uomo qui, l’unico vero insostituibile per Luciano Spalletti.
Kvaratskhelia e Osimhen sono solo stelle più appariscenti perché godono della luce di gol e assist.
Ma nessuno dei suoi compagni avrebbe la stessa efficacia senza Stanislav, colui che frena, rallenta, pensa, ostacola.
Regista ed operaio, ingegnere, architetto, stratega e scultore.
Benvenuto nel pianeta Lobotka
Articolo modificato 23 Feb 2023 - 17:25