Nella serata di giovedì il Napoli potrebbe festeggiare definitivamente il terzo Scudetto della propria storia. Un successo che parte da lontanissimo, precisamente dal 2004, quando in azzurro operava il direttore Pierpaolo Marino, oggi dirigente dell’Udinese (prossima avversaria dei partenopei ndr).
L’ex azzurro ha rilasciato una lunga intervista a Sportitalia, durante la quale ha avuto modo di esprimersi con parole al miele nei confronti della sua ex società.
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Di seguito, l’intervista rilasciata da Pierpaolo Marino:
A prescindere dalla tempistica lo scudetto lo ha vinto il Napoli. Si chiude un cerchio iniziato 18 anni fa. Cosa c’è in questo cerchio?
“In questo cerchio c’è la parte della semina e la parte del raccolto, che arriva ora, e che fa la felicità di un pubblico stratosferico come quello napoletano e di un club che si è rifondato dalle ceneri. Mi mette i brividi quando penso che è partito tutto dal 2004, da Udine quando ho lasciato un’Udinese costruita per la Champions. Finito il mercato, ad agosto, sono andato a Napoli. La storia la conoscono tutti . E’ una storia che ha dell’incredibile. Arrivare dall’organizzazione che aveva l’Udinese e trovarsi lì dove non si sapeva neanche dove posare il computer. Raccontandola può sembrare una favola e non la realtà. Penso ci sia una sorta di giustizia divina. Il fatto che il Napoli possa celebrare lo scudetto ad Udine fa in modo che da dove è partito tutto, con la mia partenza ritorni l’apoteosi del lavoro fatto. In quattro anni siamo andati in Coppa Uefa, a giocare con il Benfica e siamo partiti senza niente e con 60.000 spettatori che erano la nostra forza perché credevano nel progetto”.
A Napoli si ricordano giocatori che oggi non fanno più parte del progetto come Montervino, Grava, Cannavaro. E’ giusto considerare anche loro campioni d’Italia?
“Sicuramente sì. Montervino è stato addirittura capitano in Serie A. E’ diventato capitano dopo che lo avevamo tesserato dal vecchio Napoli. Non dimentichiamoci che ci chiamavamo Napoli Soccer. Poi, in Serie B abbiamo cambiato nome, tornando SSC Napoli. Ricordo Grava, che ho prelevato dal Catanzaro e poi ha fatto delle grandi stagioni in Serie A . Con quella squadra fatta da giocatori che provenivano dalla Serie C abbiamo battuto l’Inter del triplete con un gol di Zalayeta. Devo ricordare i giovani Lavezzi, Gargano, Hamsik che poi hanno fatto la storia del Napoli. Mi sento legato a tutti loro. Anche a Roberto De Zerbi,che oggi è un grande allenatore. Sono ricordi bellissimi. Resta la gioia di un disegno divino che ha portato me, il contadino che ha seminato, a godermi questo premio per la società e per i giocatori. Un premio che nessuno può discutere”.
Tutti riconoscono a De Laurentiis il merito di una gestione sostenibile. Secondo lei si poteva vincere prima?
“Andare a depauperare il lavoro di De Laurentiis non ha senso. Al figlio Edoardo sono legato come se fosse figlio mio. Quando lo abbraccio ci vengono le lacrime ad entrambi. Abbiamo vissuto momenti di grande condivisione. Si poteva vincere prima? Mi piacerebbe dare una risposta sicura, ma un anno dopo che andai via io, il Napoli che avevo lasciato è arrivato secondo con Mazzarri. Bravo De Laurentiis, perché lo scudetto è arrivato. Però mi rimane un punto interrogativo. Se avessi avuto la possibilità di continuare, lo avremmo vinto prima o mai? Non sono così presuntuoso da dire prima.
Edy Reja ha annunciato la sua presenza. E’ stato il primo puntello della panchina?
“Io sono sempre per la continuità tecnica. Con me ha fatto quattro anni e mezzo consecutivamente. Quando lo abbiamo scelto lui era in Serie C e, prima che arrivassimo noi, aveva fatto due soli campionati di A con due retrocessioni e cinque campionati di B. Il Napoli aveva una sola cosa: l’amore dei tifosi. Ricordo i botteghini per la prima partita con il Cittadella. Abbiamo avuto una dimostrazione d’amore fantastica”.
Ci sono stati anche tecnici come Mazzarri e Benitez.
“Benitez, secondo me , come allenatore è indiscutibile, ma a Napoli ha svolto anche la funzione di direttore sportivo. Tanti giocatori sono arrivati per merito suo. Essendo a Liverpool un coach a tutto tondo, ha dato il meglio di sè. Poi possiamo discutere sui risultati e sul gioco. Il mio amico Luciano Spalletti, che avevo portato ad Udine dopo due retrocessioni consecutive, volevo portarlo a Napoli. Solo che lui aveva altri progetti molto più remunerativi. Se fosse arrivato quell’anno lì, cosa sarebbe successo? Sono domande a cui non possiamo rispondere”.
Cosa pensa dello spostamento continuo delle partite?
“Negli anni 80 si diceva: l’unica cosa che funzione è il calcio, perché sa dare certezze. io non posso dare colpe alla lega Perché il calcio è cambiato, con i broadcaster. Poi c’è il problema delle prefetture, degli scontri tra tifosi e diperdite che non dovevano esserci. Però oggi andrebbe rimodulato il meccanismo per dare maggiori certezze, nel rispetto di chi compra il biglietto per andare alla partita. Questa settimana la gente ha dovuto spostare i propri impegni. A livello di marketing non è bello, ma non do colpa alla Lega Serie A.
Come affronterà l’Udinese questa partita?
“In maniera diversa da quella di Lecce, dove non siamo stati all’altezza dei nostri valori e potenzialità. La squadra avrà una reazione d’orgoglio nonostante le tante assenze. Sono sicuro che questo gruppo saprà fare una figura migliore. L’Udinese non è quella di Lecce. Conta poco però l’impegno delll’Udinese. Il Napoli lo scudetto lo può vincere indipendentemente dal risultato di questa partita”.
Articolo modificato 1 Mag 2023 - 22:12