L’alba del 5 maggio 2023 verrà ricordata nel nostro paese per un evento straordinariamente insolito: stamattina l’Italia si è svegliata immersa in un’eclissi, ma non nel senso astronomico del termine.
Il sole splendente di un azzurro acceso, marchiato da un’enorme N di un bianco candido, ha fatto capolino sul Bel Paese, riflettendo il proprio volto sui mari, anch’essi spennellati dalle onde più azzurre che mai. Tutta la penisola si inchina ai piedi del Vesuvio. Parte tutto da lì, dove le acque toccano sponde estasiate di un’euforia inedita da 33 anni a questa parte.
Oggi per coloro che abitano quel golfo il caffè su Mergellina è il più dolce di sempre, anche perchè la notte è stata lunga e senza freni. Si sorseggia insieme, pensando alle intemperie passate e al presente che finalmente volge il più benigno dei sorrisi. Per loro il sole della passione non è mai tramontato e sono stati finalmente ripagati dal trasporto che li lega ad una fede: la Società Sportiva Calcio Napoli.
Se nei due scudetti precedenti il “Corazon” dei sostenitori partenopei batteva per un argentino con la 10 sulla schiena, ora pulsa incessantemente per un Grande Napoli, un complesso unico e spettacolare. È il trionfo del gruppo, espressione di un gioco rivoluzionario ed affascinante.
Questo post in breve
Il mosaico incastonato alla perfezione da Luciano Spalletti ha realizzato un’impresa impensabile ad agosto scorso: formazione smantellata, privata dei senatori, sostituiti da innesti apparentemente non all’altezza. Ma il popolo napoletano è stato tratto nel più piacevole degli inganni, escogitato da De Laurentiis e Giuntoli.
Il cammino è passato “solamente” per 33 tappe, superate con un’idea in testa: vincere e convincere. Sul volto mascherato di Osimhen e i piedi fatati di Kvaratskhelia il piano diabolico dell’uomo di Certaldo era già scritto. All’età di 64 anni, Spalletti ha realizzato quel sogno che migliaia di persone volevano tornare a realizzare.
E adesso non chiedete loro di svegliarsi, perché nessuno se lo merita di più. Questo è lo scudetto della gente di Napoli, di chi non si arrende di fronte a nulla, anche se le nubi non intendono diradarsi. D’altronde, questo riscatto proviene da lontano. Risale ad una promessa che il popolo partenopeo fece al primo incontro con l’azzurro: “Si’ stata ‘o primmo ammore, e ‘o primmo e ll’ùrdemo sarraje pe’ me”.
Dalle ceneri della Serie C i napoletani non sono mai scesi dal carro. Dopo il ritorno in Serie A, sembrava impossibile scrollarsi di dosso l’etichetta di “eterni secondi”. Ma, come dice il saggio, per uomini forti è già scritto un destino forte.
Non sono state le stelle a decidere il fato azzurro, ma gli eroi del “Maradona”, ma anche Di Maradona. Da lassù Diego avrà gioito nel vedere la sua gente sul tetto d’Italia, perchè chi la dura la vince. E il Napoli ha stravinto, lasciando il vuoto alle spalle.
Con essa ha trionfato anche una cultura unica al mondo, composta da “mille culure “che da ieri si sono ridotti a tre: verde, bianco e rosso. L’edonometro del capoluogo campano oggi tocca vette folli. Si sa, la “napoletanità” è la manifestazione dell’emotività condotta all’estremo, senza blocchi.
Tra i lampeggi dei fuochi che giocando e disperdendosi nel cielo illuminano Napoli, una frase riecheggia nell’aria: e allora sì, che vale ‘a pena e vivere e suffri’.
Articolo modificato 6 Mag 2023 - 13:07