Non sono le dodici stagioni in maglia azzurra, le cinque con la fascia al braccio, le 520 presenze o i 121 gol a spiegare l’importanza di un ragazzino slovacco di Banská Bystrica per Napoli.
I numeri, straordinari, non rendono giustizia all’avventura di Marek in azzurro. Lui che il Napoli moderno l’ha preso per mano alla prima stagione del ritorno Serie A, l’ha accompagnato in Europa prima e in Champions League poi, ha vinto la prima Coppa Italia nel 2012 e poi ha sollevato da Capitano un’altra Coppa Italia e la Supercoppa.
Il Napoli nei 12 anni di Hamsik è cresciuto a dismisura e Marek con lui. Il livello del club si è alzato costantemente e lui si è migliorato contestualmente. Per anni il miglior centrocampista d’Italia, sempre a cresta alta.
La cresta, già, quella che ha messo in difficoltà i barbieri di tutta Napoli, con i bambini (e non) che chiedevano di avere “la cresta alla Hamsik”. Cresta che, insieme ai tatuaggi, dava un’immagine stereotipata di “bad boy” lontana anni luce dal “vero” Marek. Una persona speciale come se ne vedono poche ormai nel mondo del calcio: pochi eccessi, tanta serietà, lavoro, educazione, professionalità.
Forse più dei numeri di Hamsik, a Napoli resterà questo, resterà Marek.
RIRPODUZIONE RISERVATA
Nicolas Iannone
Articolo modificato 1 Giu 2023 - 17:10