Di Lorenzo carica i tifosi: “Siamo insaziabili, vogliamo vincere ancora”

Capitan Giovanni Di Lorenzo ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport: parole da vero leader del terzino azzurro.

Gli addi di Lorenzo Insigne e Kalidou Koulibaly nella scorsa estate hanno fatto sì che la fascia di capitano del Napoli finisse sul suo braccio e lui l’ha onorata in ogni secondo in cui è sceso in campo. Giovanni Di Lorenzo è il capitano perfetto, scelto da Spalletti e squadra un anno fa e subito amato dai tifosi napoletani.

Una stagione straordinaria quella del terzino azzurro che si è conclusa con la vittoria dello scudetto e la possibilità di alzare la coppa al cielo da capitano del Napoli. Trentatré anni dopo il grandissimo Diego Armando Maradona, c’è lui, c’è Giovanni Di Lorenzo.

Intervista Di Lorenzo, parole da leader del capitano azzurro

Attualmente impegnato nel ritiro di Castel di Sangro, Di Lorenzo ha parlato proprio dall’Abruzzo in una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport. Parole da vero leader del capitano partenopeo che caricano squadra e ambiente, proprio nel giorno in cui il Napoli compie 97 anni.

Di Lorenzo parla della vittoria dello scudetto
Di Lorenzo ricorda la conquista dello scudetto (LaPresse) – spazionapoli.it

Lo scudetto con il Napoli, prima ancora l’Europeo con la Nazionale, una Coppa Italia, la promozione dalla B alla A con l’Empoli: tutto questo in cinque anni. Di Lorenzo, ma lei l’avrebbe mai detto?
“Io quasi non ci credo, però è successo e mi sono goduto tutto. Ogni tanto mi fermo a pensarci, mi accorgo che non mi sfugge nulla del mio passato. Successi inaspettati, entrambi, dentro manifestazioni diverse, una breve e una lunghissima, estenuante. Ma Italia e Napoli sono stati in grado di imporsi contro chiunque”.

Scelga una data della sua vita.
“Facciamo due, per cortesia: 11 luglio 2021, finale a Wembley con l’Inghilterra; 4 maggio 2023, Udine, la matematica certezza di aver conquistato il campionato”.

Ora è il capitano del Napoli.
“La fascia che è appartenuta a Diego è sul mio braccio. Rappresento compagni semplicemente favolosi e ne sono fiero: di più non potrei chiedere”.

L’investitura o, se vogliamo, la vestizione, appartiene a Spalletti.
“Con il quale ho un rapporto di straordinaria umanità. Mi chiama, mi parla e mi dice che l’ha già fatto con il nucleo storico della squadra. Ci incontriamo, ribadisce il concetto e poi osserva e ascolta: furono tutti d’accordo, una condivisione di massa. E qui ci sono calciatori che sono arrivati ben prima di me. Ho scoperto la profondità dell’orgoglio”.

Non vi siete fatti mancare niente: le avete battute tutte.
“Un campionato stradominato vuol dire che lo hai meritato. E non penso possa dirsi che siamo stati fortunati: siamo stati i più bravi. Un processo di crescita – tecnico, tattico e mentale – che è stato sublimato in nove mesi. Il salto di qualità è stato nella manifestazione di una maturità nuova, la consapevolezza di avere lo spessore per crederci. Non ci siamo mai accontentati. Non ci siamo mai sentiti sazi. Non abbiamo mai mollato”.

La gara in cui avete capito che sareste diventati campioni d’Italia?
“Dopo il 2-1 con la Roma al Maradona, vinta in prossimità del 90’. Potevamo accontentarci, fare di calcolo, invece abbiamo voluto quei tre punti e ci siamo ritrovati con l’Inter a tredici. Non erano tantissimi, non erano pochissimi, anche se eravamo alla fine di gennaio. Ma quella sera ci siamo impadroniti del nostro destino, abbiamo scavato un fosso dalla seconda e soprattutto abbiamo lanciato un messaggio pure a noi stessi. Non è un caso se poi il distacco si è ingigantito”.

Napoli Roma partita dello scudetto per Di Lorenzo
Napoli Roma partita decisiva per Di Lorenzo (LaPresse) – spazionapoli.it

Sorridiamo: partite con sedici punti di vantaggio, tra tre settimane?
“Ovviamente tutto si azzera, ma sappiamo che chi ha lo scudetto al petto viene considerato la squadra favorita. E forse è giusto così. Il mercato è aperto, le altre si rinforzeranno, i giochini dei pronostici non mi appassionano e non li faccio, ma noi siamo quelli di due mesi fa: abbiamo fame, sapremo resettare ciò ch’è stato e calarci nella nuova dimensione. Abbiamo festeggiato il giusto e però adesso si ricomincia”.

Campionato o Champions?
E perché non tutti e due? La nostra garanzia è la mentalità, un patrimonio che ci portiamo appresso e che ingigantisce la qualità del gruppo. E allora, confermo: tutti e due. Ce le andremo a giocare, poi si vedrà. E poi, gli effetti di questo trionfo sono qua: Dimaro e Castel di Sangro prese d’assedio; l’allegria dei nostri tifosi che ci coprono del loro amore. Una cosa posso garantirla: di vincere nessuno si è mai stancato, men che meno noi”.

La sfida da ripetere.
“Vorrei rigiocare la partita con il Milan, l’andata o il ritorno di Champions, o semmai tutte e due. Le decisero gli episodi, i dettagli, il caso, anche il momento. Ma fu una delusione. E lo dico con il rispetto che si deve ad un’avversaria di assoluto valore”.

Quella che le passa spesso per la testa?
“Tutte, nessuna esclusa. Ma il debutto in Champions League, con il Liverpool, ha un suo perché: affrontavamo uno dei club più prestigiosi del calcio internazionale, ricco di talenti. Fu una specie di serata perfetta, nella quale cogliemmo la bontà del nostro gioco. Ho il sospetto che quello sia stato il primo passaggio decisivo per aiutarci a capire quali fossero le potenzialità del Napoli”.

Hamsik ha 520 presenze, lei sta a 184…Prenderlo non è semplice.
“Ci vogliono sette anni con una media di 50 partite a stagioni….. Le carriere si sono allungate”

 

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