Kvaratskhelia innamorato di Napoli e dei napoletani: bellissime parole del georgiano

Khvicha Kvaratskhelia parla dal ritiro di Castel di Sangro: il talento georgiano carica i tifosi in vista della nuova stagione che sta per iniziare. 

La nuova stagione è ormai alle porte, mancano meno di due settimane e il Napoli di De Laurentiis comincerà il suo primo campionato da campione d’Italia. La prima sfida vedrà gli azzurri affrontare il neopromosso Frosinone al Benito Stirpe, ma prima ci sono altre due amichevoli da affrontare nel ritiro di Castel di Sangro.

Allo stadio Teofilo Patini, gli uomini di Garcia sfideranno l’Augsburg oggi e l’Apollon Limassol venerdì 11 agosto, nell’ultimo giorno in Abruzzo prima del ritorno a Napoli. Uno dei top player azzurri che probabilmente salteranno questi due match è Khvicha Kvaratskhelia, uscito infortunato dal test contro il Girona di qualche giorno fa.

Bellissime parole di Kvara per i tifosi

L’attesa dei tifosi è enorme, tutti vogliono vedere il nuovo Napoli targato Rudi Garcia affrontare questa nuova stagione. La speranza dei tifosi è però quella di vedere in campo sin da subito Kvaratskhelia, attualmente ai box dopo un trauma contusivo al ginocchio accusato nell’amichevole di Castel di Sangro. Ma lo stesso georgiano, in un’intervista rilasciata a “La Gazzetta dello Sport”, ha caricato la squadra in vista della nuova stagione.

Kvaratskhelia carica i tifosi
Kvaratskhelia parla della nuova stagione (LaPresse) – spazionapoli.it

Khvicha, al primo anno si è preso tutto: scudetto, miglior giocatore della Serie A e gol più bello. Pensava di poter avere un impatto così devastante?
“Credo che sia stato un anno incredibile per tutti, non solo per me. Nessuno si sarebbe aspettato lo scudetto a Napoli dopo 33 anni, ma la nostra preparazione e la volontà di dare il massimo sempre hanno fatto la differenza. Quindi non esistono meriti personali di fronte a un risultato così straordinario”.

Quando avete capito di avere lo scudetto in mano?
“Dopo la partita con la Juve era chiaro a tutti che eravamo vicinissimi e da lì ogni partita era una festa, in attesa dell’aritmetica certezza. Sono stati giorni incredibili, abbiamo vissuto emozioni infinite”

A cominciare proprio da quella notte di rientro da Torino. Il gol di Raspadori alla Juve ha portato Napoli a riversarsi per strada per un abbraccio tricolore.
“Il nostro manager ci aveva avvertito di cosa potevamo trovare, ma non puoi immaginare una cosa così, è stata choccante. Ci abbiamo messo un’ora per uscire dall’aeroporto. È stato emozionante e commovente muoverci tra la folla, sentire la gente che chiamava i nostri nomi. Lì abbiamo realizzato di essere a un passo dallo scudetto, quella sera nessuno potrà mai dimenticarla. E io ho ancora il famoso cappello di carta: se vuole glielo vendo (ride, ndr)”.

Beh, c’è tutto il senso di Napoli in quella notte. A proposito, è riuscito a girarla un po’?
“Purtroppo, non riesco ad uscire molto, sarebbe difficile gestire questo immenso amore delle persone. La cosa che mi ha sorpreso di più appena arrivato a Napoli era che la gente mi riconosceva da subito, anche se ero un mezzo sconosciuto. Sono riuscito a visitare Pompei con la mia famiglia però. Di Napoli amo due cose, i paesaggi e i tramonti. Forse ce ne è una terza, quanto è buona la pasta al pomodoro! La adoro”.

Il Napoli può ripetersi?
“Ovviamente giochiamo per vincere ogni partita, poi vedremo se saremo in grado di ripeterci. Rispettiamo tutti, ci sono tante squadre forti che giocano bene. Ma credo che, anche le avversarie, non sono così felici di sfidarci…”.

“Kvaradona” è un soprannome che le piace o le mette addosso troppa pressione?
“Mi rende orgoglioso ovviamente. Ed è pure una grande responsabilità essere accostato a un calciatore così grande come Maradona”.

Lei è il mito delle nuove generazioni: i bambini indossano tutti la 77, come si faceva con la 10 di Diego. Rimarrà per sempre un’icona di Napoli.
“Incredibile pensare che dopo 33 anni c’è una nuova generazione che ha preso me come riferimento. Ma non sono solo i bambini, anche gli adulti ci trasmettono un amore così grande da farti sentire responsabile della loro felicità. Loro ci danno motivazioni ed energia che poi trasformiamo sul campo come motore per la vittoria. Il loro sostegno non ci è mai mancato”.

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