Il Napoli rischia di cadere in una trappola che lo porterebbe in una situazione pericolosissima: come bisogna uscirne fuori?
C’è un aspetto che spaventa più di qualsiasi altro.
Fino a qualche giorno fa, pensare di continuare con Garcia sarebbe stato difficile ma non impossibile.
Raccogliendo i cocci dopo Napoli-Fiorentina, riavvolgendo il nastro e riguardando le gare contro Udinese e Real Madrid, sarebbe stato ancora possibile trovare qualcosa di salvabile.
Per ripartire con unità di intenti, fiducia reciproca e sacrificio, da parte di tutti, non solo di Garcia.
Perché c’è una cosa che è bene ribadire: la responsabilità della recente situazione è divisa in maniera equa tra società, calciatori e allenatore.
Il gioco al massacro delle ultime ore – verso il solo allenatore – ha però dato il colpo di grazia alla situazione nella quale si rischia seriamente di restare intrappolati, con danni ancora più gravi rispetto a quelli già assaporati in questi due mesi.
A questo punto, se Aurelio De Laurentiis non riuscisse a strappare il sì di Antonio Conte, si andrebbe avanti in una situazione pericolosissima: da una parte Garcia completamente sfiduciato e colpevolizzato praticamente in toto dalle dichiarazioni del presidente alla Luiss; dall’altra i calciatori che potrebbero continuare a non sentirsi chiamati come parte in causa della disfatta, tanto il nome da condannare è già stato trovato.
I nomi di Mazzarri, Ventura, Ballardini e Semplici mettono i brividi, non per la qualità umana degli allenatori, ma per il punto in cui ci si è ritrovati a pochi mesi dalla vittoria del tricolore.
Esonerare Garcia per prendere chiunque altro che non sia Conte – anche se non all’altezza del progetto Napoli di oggi – sarebbe un errore ancora più grave.
Una gabbia di azioni che non tiene conto del fatto che nel prossimo mese il Napoli si gioca due obiettivi stagionali su due: le gare contro Union Berlino e Milan, se non affrontate con la lucidità dovuta, rischiano di catapultarlo fuori da Champions e lotta Scudetto.
Il rischio di ritrovarsi persi a metà novembre, prima della sosta, è un dramma inconcepibile per chi ha vinto lo Scudetto con sedici punti di distacco appena la scorsa stagione, per chi avrebbe dovuto provare ad aprire un ciclo, per chi avrebbe dovuto tenersi stretto il suo asset vincente invece di sgretolarlo a piccoli pezzi.