La mossa della disperazione? No, della rassegnazione

La stagione è ancora lunga: la Supercoppa all’orizzonte può essere una vera e propria scintilla per riempire di significato e motivazione una seconda parte di stagione che, mai come oggi, sembra proprio essere un’agonia annunciata.

Anche se le prime avvisaglie di una rassegnazione che man mano sta prendendo sempre più corpo, in un ambiente le cui aspirazioni erano tutt’altre, ci sono già da tempo. E Aurelio De Laurentiis un punto a questa stagione lo ha messo tacitamente già a novembre, con la scelta di puntare su #Mazzarri fino a giugno.

Senza nemmeno entrare nel merito di una scelta che si era resa certamente necessaria – ossia quella di esonerare un allenatore che ha disintegrato ogni minima certezza di un gruppo capace di dominare senza rivali un campionato – la decisione di ripiegare su un traghettatore (a novembre!) è l’esatta dimostrazione di come il factotum De Laurentiis pensi già alla prossima estate.

Peccato, però, che di mezzo c’è un’enorme fetta di stagione, che può condizionare appunto strategie per il futuro e che, a oggi, vede un Napoli addirittura involuto.

I dubbi sulla scelta del ‘traghettatore’

Allora l’interrogativo diventa d’obbligo: è stata davvero cosa e buona giusta tirare gli ormeggi a nemmeno metà stagione, con la scelta di riportare a casa Mazzarri per “tirare a campare” fino a giugno? I risultati, il campo e le mortificazioni continue, che vanno ormai da settimane, danno segnali certamente poco confortanti. La speranza di vedere gli effetti positivi nel lungo ora non è nemmeno sfiorata.

ADL-Mazzarri: scelta per rassegnazione
ADL-Mazzarri: scelta per rassegnazione – LaPresse – spazionapoli.it

E in questo caso c’entra davvero poco il nome del tecnico in questione, che nel massimo delle sue possibilità, anche magari con errori, fa effettivamente il lavoro che gli è stato chiesto. Quello, appunto di “tirare a campare”. Insomma, più una mossa di rassegnazione che di disperazione.

Purtroppo, ciò non è sicuramente sinonimo di motivazioni. Quelle che mancano ai nervi di una squadra che ormai ha capito che, forse, questa stagione è bene che finisca quanto prima. E lo hanno capito, forse, anche gli stessi tifosi, il cui silenzio spettrale esibito sugli spalti contro il Monza è segno di una nottata profonda che deve soltanto passare. E nel calcio, si sa, la testa vale più di ogni modulo o tattica.

Sanguinoso averlo capito con circa cinque mesi di ritardo: quanto basta per costringere ADL a cospargersi il capo di ceneri e chiedere scusa, promettendo un mercato che può sì rivoluzionare ma che non moltiplica di certo pane e pesci. Forse anche lui colpevolmente e, questa volta anche in pubblica piazza, rassegnato a un’agonia che, si spera, possa fare quanti meno danni possibile.

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