A Napoli non è possibile chiudere un rapporto in maniera sana, va sempre trovato un colpevole o un appiglio per salvarsi la faccia. La storia si ripete con Zielinski.
A volte bisognerebbe guardarsi indietro per capire, fare un tuffo nel passato all’interno della propria mente e ripercorre il percorso. Per Napoli e i propri tifosi è stato un percorso lungo e tortuoso che ha condotto al 4 maggio 2023. Una vera e propria scalinata che ha visto il susseguirsi di tanti protagonisti. Ma tra loro c’è chi ha vissuto tutte le cadute e le delusioni. E quel qualcuno è un ragazzo proveniente dalla Polonia. Quel ragazzo si chiama Piotr Zielinski.
Più di otto anni insieme, conditi da 355 presenze e 50 gol. Sempre con la stessa maglia. A difendere i suoi colori. Senza mai dire una parola fuori posto. Lui c’era a Firenze nel 2018, ma c’era anche a Udine il 4 maggio 2023. Lui che ha amato Napoli. Lui che ha stretto un legame d’oro con la comunità del posto. Lui che ha un murales in città tutto per sé. Lui che ha rifiutato i milioni dell’Arabia Saudita per giocare ancora qui.
Perché attaccare Zielinski?
Sembra strano eppure tutto questo non basta. Un uomo del genere deve essere marchiato come traditore e mercenario. Trattato come carta straccia da quella tifoseria che tanto ha amato.
Perché? Perché a fine anno sarà addio a parametro zero. Perché in questa piazza non ci si può separare in maniera sana (altro che addii in stile Klopp). Perché qui bisogna sempre trovare un colpevole. Perché qui il giocatore deve essere umiliato a microfoni accesi. Che sia il procuratore o il freddo di Milano, qualche appiglio per salvarsi la faccia e scaricare le colpe si troverà sempre.
A Napoli è troppo difficile ricordare e ringraziare. Chiedetelo ai vari Cavani, Lavezzi, Koulibaly, Callejon, Mertens, Insigne ecc. Un film visto e rivisto. O meglio dire “cinepanettone” in questo caso.
Eppure, la storia andrebbe sempre onorata e rispettata. E Piotr Zielinski fa parte della storia del Napoli.