I giudizi dopo la gara giocata dal Napoli a San Siro contro il Milan, domande su un preoccupante aspetto mostrato dalla squadra di Mazzarri.
Una brutta sconfitta quella colta dal Napoli in trasferta a San Siro contro il Milan per 1-0 con la rete decisiva di Theo Hernandez. La squadra di Mazzarri ci mette cuore e lotta, ma non basta. Il K.O. porta gli azzurri lontani ora ben 7 punti dal quarto posto dell’Atalanta, che sta viaggiando a un ritmo super e fa pensare con tutta franchezza che raggiungere la prossima Champions League sia una vera e propria impresa da raggiungere.
L’atteggiamento del Napoli è stato volenteroso, ma decisamente poco lucido: è questa l’analisi più diffusa all’indomani della gara di Milano sui maggiori quotidiani sportivi. In particolare l’edizione odierna del Corriere dello Sport si sofferma su una precisa lacuna mostrata – ancora una volta – dalla squadra allenata da Walter Mazzarri.
Ecco quanto evidenziato:
Le rivali corrono, il Napoli passeggia. Lo sprint per la Champions sta diventando molto difficile per Mazzarri, costretto a inseguire a distanza: sette punti non sono pochi da recuperare con quindici partite da giocare anche per chi, come il tecnico toscano, ha nel curriculum rimonte eccezionali. La sconfitta con il Milan deve imporre delle riflessioni: a una squadra chiamata a risalire in classifica basta preoccuparsi soprattutto di non prenderle? Evidentemente no, per chiudere fra le prime quattro e meritarsi un posto nell’Europa che conta bisogna anche osare.
A questo Napoli va riconosciuto un evidente miglioramento nella fase difensiva da quando Mazzarri è intervenuto con i suoi accorgimenti (solo 4 gol subiti nelle ultime sei partite), ma il volume offensivo non è migliorato. Ieri un paio di lampi di Simeone (compreso un palo esterno), qualche fiammata di Kvara, la solita verve di Politano, l’inserimento di Lindstrom che ha portato all’autopalo di Simic: troppo poco per pensare di fare l’impresa a San Siro.
Insomma, il Napoli ha sicuramente registrato la difesa perché subisce meno gol, ma soprattutto ha diminuito drasticamente il numero di occasioni che concede agli avversari. Il problema, però, è che ha dovuto sacrificare sull’altare dell’equilibrio la propria verve offensiva, diventando una squadra prevedibile nella manovra e che si affida quasi unicamente alle giocate dei singoli. Il dubbio è se questo basti affinché si recuperino punti e posizioni in classifica, visto che molte delle formazioni che precedono gli azzurri hanno un’organizzazione tattica e una chiara identità di gioco che oggi sta facendo la differenza.
Articolo modificato 12 Feb 2024 - 14:25