Torna a parlare di Napoli l’oggetti di discussione della scorsa estate Gabri Veiga. Le parole del centrocampista sul suo mancato approdo in azzurro.
I tifosi del Napoli si ricorderanno certamente della vicenda Gabri Veiga vissuta in estate. Un tira e molla fra azzurri e Celta Vigo durato ben 3 settimane, e che ha visto poi trionfare d’improvviso l’Al-Ahli quando tutto sembrava fatto. Per il giovane classe 2002 però, scegliere l’Arabia Saudita in favore del Napoli non si è rivelata essere la scelta giusta, sebbene lo stesso calciatore spagnolo abbia tentato di giustificare il tutto nel corso della sua ultima intervista. Di seguito, le parole rilasciate da Gabri Veiga ai microfoni di AS.
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“Volevo sentirmi importante”, Gabri Veiga spiega il rifiuto al Napoli
Analisi iniziale della trattativa, voglia di sentirsi importante e successivo rifiuto al Napoli. Questi i contenuti dell’intervista ad opera di AS a Gabri Veiga, che dal suolo arabo ha tentato di giustificare a fatica il proprio rifiuto agli azzurri della scorsa estate.
Sulla trattativa con il Napoli:
“In estate ci arrivò quest’offerta. Il Napoli è una grande squadra, l’ho sempre detto e mai lo metterò in discussione, e in più c’era la possibilità di diventare una figura importante di una squadra che avrebbe fatto la Champions League. Nel calcio, però, tutto può cambiare all’improvviso, e per determinati motivi anche la mia concezione del Napoli è cambiata nel corso di quei giorni. Ho pensato che non fosse la scelta giusta per me”.
Sull’approdo in Arabia Sadutia:
“Credo che nella testa di un calciatore il sentirsi importante fin da subito sia fondamentale. Avevo bisogno di ciò, e questo era quello che l’Arabia Saudita mi prometteva. A Napoli questo non poteva succedere sin da subito, ma non nutro nessun tipo di rancore verso gli azzurri. Sono convinto che la mia sia stata la scelta migliore possibile per crescere”.
Gabri Veiga non convince, la giustificazione ha scarse fondamenta
A Napoli non si sarebbe sentito importante, eppure gli azzurri erano pronti ad offrirgli un posto da titolare per rimpiazzare un Zielinski in procinto di partire. Basterebbe solo questo per smontare l’assurda giustificazione ad opera di Gabri Veiga sul suo mancato approdo in Campania, definito come la miglior scelta possibile per crescere. Eppure, come può essere ritenuta tale un’avventura in grado di privarti del palcoscenico della Champions League? E soprattutto, come può essere etichettata come “ottima per la mia crescita” una stagione da appena 4 gol e 4 assist in 19 partite quando si era reduci da 11 reti siglate in Liga? Sarà che i soldi annebbiano la vista soprattutto dei più giovani e che i conti in banca delle due squadre differiscono per ampie distese di “zeri“, ma quando la natura delle giustificazioni è simile, sarebbe meglio restare zitti come fatto da altri colleghi poi pentitisi della scelta.