Il quotidiano sportivo sicuro: “L’assoluzione di Acerbi è frutto di diversi errori commessi da Juan Jesus”.
Non accennano a placarsi le polemiche riguardo alla sentenza emanata dal Giudice Sportivo sul caso Acerbi-Juan Jesus. Alcuni quotidiani sportivi hanno analizzato la situazione e cercato di chiarire alcuni punti che sono sfuggiti ai più, focalizzati soltanto sull’esito della vicenda. Facendo un passo indietro, è ormai nota l’accusa mossa da Juan Jesus nei confronti di Francesco Acerbi, il quale avrebbe rivolto al difensore brasiliano parole razziste.
Nella giornata di ieri, la SSC Napoli ha ribadito, durante la presentazione della quinta ed ultima maglia stagionale che la società ha preso una decisione definitiva sulla questione. A parlare è stato Tommaso Bianchini, Chief Revenue Officer SSC Napoli: “Patch della Lega calcio sulla lotta antirazzismo? Il Napoli ha comunicato già che qualsiasi iniziativa contro il razzismo verrà fatta non per interposte società, andremo avanti da soli“.
Una scelta forte ma indispensabile della società che ha preferito sostenere a gran voce il suo tesserato ed evitare di aderire a delle iniziative, secondo quanto si legge dal comunicato emanato dopo la sentenza, di “mera facciata“. Nella giornata di ieri, Juan Jesus insieme alla Società Sportiva Calcio Napoli ha pubblicato un post sul sito ufficiale del club in cui sono stati messi in evidenza la grande amarezza per la sentenza e speranza verso il futuro del numero 5 azzurro sulla questione razzismo.
Come detto precedentemente, alcuni quotidiani sportivi hanno analizzato la situazione: a fare un punto della situazione è l’edizione “La Gazzetta dello Sport”, che entra nel dettaglio della strategia adottata da Juan Jesus.
Stando a quanto riportato dal quotidiano in questione, il difensore brasiliano avrebbe commesso due errori “di leggerezza”. “Il giocatore ha voluto compiere questo percorso da solo, appoggiandosi unicamente al suo agente Roberto Calenda, senza ritenere necessaria l’assistenza di un legale del Napoli”, sottolinea il quotidiano, sostenendo che questa particolare scelta avrebbe potuto condizionare il processo in maniera, per lui, negativa.
Ma non solo: perché un’altra leggerezza che sarebbe risultata decisiva ai fini della sentenza sarebbe riconducibile al fatto che il difensore non ha fornito testimoni utili alla sua versione dei fatti, fattore che ha inciso e non di poco così come spiegato dalla sentenza stessa. “Lui probabilmente non si era neanche impegnato più di tanto a cercarlo (un avvocato ci avrebbe senza dubbio lavorato) e ha candidamente detto di no”, ha scritto la Gazzetta a tal riguardo.
Articolo modificato 29 Mar 2024 - 08:58