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Osimhen si racconta, messaggio d’amore ai tifosi: il suo Napoli e l’aneddoto con Koulibaly

Victor Osimhen ha rilasciato una lunga intervista ai canali ufficiali del Napoli per farsi conoscere meglio dai tifosi azzurri: le sue parole.

Negli ultimi mesi il Napoli ha iniziato un’importante crescita attraverso il mondo dei social. Il club partenopeo, infatti, ha dato vista a diversi format che i tifosi possono seguire sui vari social network per rimanete sempre informati sui propri beniamini.

Questo ha portato il Napoli ad essere una delle squadre italiane più seguite nel mondo e soprattutto ha permesso ai tifosi azzurri di conoscere meglio i giocatori che vestono la maglia azzurra.

Osimhen parla del suo Napoli e rivela un aneddoto su Koulibaly

Anche oggi, il Napoli, attraverso il proprio canale YouTube ha pubblicato una nuova intervista ai calciatori azzurri. Oggi è stato il turno di Victor Osimhen che ha rilasciato moltissime dichiarazioni ai canali ufficiali del club.

Osimhen Napoli – Spazionapoli.it 23042024

Osimhen ha rivolto un messaggio di puro amore ai tifosi azzurri e poi ha rivelato un simpatico aneddoto su Kalidou Koulibaly.

Di seguito quanto evidenziato:

Una parola per descriverti?
“Determinato, penso di essere quel tipo di persona che non si arrende mai, in qualsiasi circostanza mi trovo. Cerco sempre di impegnarmi al massimo per raggiungere quello che mi sono prefissato. In generale son una persona gentile, anche se a volte complicata, cosa abbastanza normale nella vita. Posso dire che di base ho un cuore buono, non lo vedono tutti e ci sta. Per questo mi ripeto sempre nella mia mente che sono determinato e raggiungo i miei obiettivi”.

Quali sono state le prime sensazioni al debutto al Maradona?
“Le prime emozioni non risalgono tanto alla prima volta che ho messo piede sul campo del Maradona, ma quando il club ha mostrato interesse per me. Ero molto felice di iniziare subito con i miei nuovi compagni di squadra. Mi ricordo Kalidou Koulibaly che mi raccontato dell’atmosfera dello stadio, di quando fai gol e i tifosi grifano il tuo nome come succedeva per Cavani e Higuain quando facevano lo stesso. Quindi ho sempre avuto in mente di anticipare il più possibile il momento del mio primo gol al Maradona cosi da sentire lo stadio che gridava il mio nome ed è stato per me come un sogno che diventa realtà perché giocare sullo stesso campio in cui ha giocato il più grande giocatore di tutti i tempi, Maradona, e per me venire qui come un giovane giocatore che doveva ancora farsi un nome nel mondo del calcio, è stato un grande privilegio e mi sento molto onorato”.

Hai un rituale pre partita?
“Sì, ne ho diversi. Prima di tutto dico le mie preghiere perché è molto importante visto che sono molto credente, dico le mie preghiere e ascolto alcune canzoni che mi motivano. Poi ripenso alla partita preveniente, a tutti gli errori che ho fatto così da poterli correggere nella partita in arrivo. Per me è molto importante essere concentrato, sereno già dal giorno prima della partita così che poi sono concentrato su tutte le cose che voglio fare e tutte le cose che il mister vuole che faccia. La musica che ascolto è molto importante prima di una partita perché mi sprona a fare del mio meglio. Se non segno comunque provo ad aiutare la squadra, provo a difendere, provo a vincere e a combattere per loro sul campo. Queste sono le cose che mi distinguono quando provo a prepararmi per la partita”.

Un momento particolare che ha avuto un forte impatto sulla tua carriera?
“Mi ricordo che il momento chiave della mia carriera è stato quando ho firmato per il Charleroi in Belgio. Evidenzio questo trasferimento perché prima, quando mi sono trasferito al Wolfsburg volevo tanto cominciare a giocare ovviamente, ma volevo anche imparare perché mi sono trasferito come un giovane attaccante, e avevo bisogno di tempo per trasformarmi nel giocatore e nell’uomo che volevo diventare. Al tempo ho potuto giocare con grandi giocatori come Julian Draxler, Andrè Schürrle, Josuha Guilavogui. Venne anche Mario Gomez, per me è stata un’opportunità per imparare una o due cose da alcuni dei più grandi attaccanti in quel periodo. Per me, quindi, è stato veramente un punto di svolta per la mia carriera, anche se le cose non sono andate poi così bene. Successivamente mi sono trasferito in Belgio per provare a ottenere più minutaggio in campo, ma sono stato rifiutato da due club prima che finalmente Charleroi mi offrisse un contratto. Quello è stato un momento chiave, il momento che mi ha fatto diventare il Victor Osimhen che vedete ora. Quelle persone mi hanno dato l’opportunità di scrivere la mia storia, di lanciare la mia carriera dal basso. Quello è stato il momento che dare diventato grande nel calcio”.

Descrivi i tifosi del Napoli?
“Straordinari. Per me è assolutamente incredibile. Ormai sono nel coso io da 6/7 anni e lo dico in ogni intervista quando mi chiedono dei tifosi del Napoli. Quando devo cercare una parola per descriverli resto senza parole perché sono assolutamente travolgenti. È elettrizzante, non ho mai visto nulla di simile. Una città così grande che prende il calcio così seriamente e il modo in cui i tifosi supportano la squadra è veramente da non credere. Ho giocato in altri club, ma la passione che i napoletani hanno per il loro club è fuori da questo mondo. Lo puoi vedere allo stadio, quando perdiamo o quando vinciamo, tutto lo stadio è veramente elettrizzante. Ogni giocatore ha la pelle d’oca, non solo io e quando segniamo è fantastico. L’intero stadio si capovolge e inizia a festeggiare. Sono tra i migliori tifosi al mondo per come supportano la loro squadra e per come vivono la vita di tutti i giorni assicurandosi che l’identità di questo club sia connesso ad essi. Per me è una sensazione fantastica, in alcuni club è la storia che crea l’identità. A Napoli sono i tifosi che rendono la squadra ciò che è. Il modo in cui tifiamo la squadra ed ogni giocatore è davvero incredibile. A volte capisco perche alcune leggende del passato hanno pianto nel momento in cui se ne sono andate dal Napoli. È un’emozione fuori dal comune giocare nello stadio e sentire urlare il tuo nome dal primo minuto al novantesimo, supportando la squadra e tifando. È straordinario, questi tifosi sono fantastici”.

A chi paragoni il primo Osimhen e a chi paragoni l’Osimhen di oggi?
“Tutto il mondo sa che mi ispiro a Didier Drogba. Quando ero piccolo mi ha fatto conoscere il suo stile di calcio, i tifosi appassionati e poi tutta la comunità mi ha spinto a seguirlo e quindi ho cominciato ad interessarmi a lui, a guardare tante clip di lui e imparare dai suoi movimenti e integrarli nel mio modo di giocare. Tutto questo mi ha aiutato moltissimo. Dò il merito di gran parte del mio successo a Drogba, per me il suo talento, la sua grinta e passione sono quelli che lo hanno fatto diventare uno dei migliori attaccanti della storia del calcio. Per me questo è una sorta di percorso che voglio seguire più ed assicurarmi che un giorno verrò per quello che ho portato anche io al calcio. Certamente sono ancora in questo percorso, di sto ancora lavorando, ma se mi guardo indietro ho fatto tanto, guardando da dove sono partito da come sono migliorato sia a livello di gioco che uomo, è davvero una buona crescita. Ho ancora tanto in serbo, ho ancora tanto da imparare, sto ancora crescendo”.

Quale squadra tifavi da bambino?
“Per me è una decisione personale. Certamente i miei amici che mi conoscono, i miei amici con cui sono cresciuto, loro lo sanno ma penso sia meglio non dire nessuna squadra in particolare perché ora sono un calciatore professionista e penso sia più giusto così. Certamente il calcio mi è sempre piaciuto, mi piace guardare le partite dei grandi club”.

Cosa significa aver vinto il pallone d’oro africano?
“Non posso mentire, è stato un sogno di bambino che si è avverato. Ogni giovane africano che aspira a diventare un calciatore sogna un giorno di giocare nella Champions League, ai Mondiali, alla Nations Cup, vincere il giocatore africano dell’anno proprio come ho fatto io. Da dove Veneto era chiaramente un sogno, era qualcosa che dicevamo con i miei amici, perché la maggior parte dei miei amici sono calciatori. Abbiamo iniziato tutto insieme da bambini e dicevamo: “Magari un giorno potremo vincere il Pallone d’Oro” oppure “Un giorno vinceremo miglior giocatore Africano dell’anno”. Quando sono stato nominato per me era già una vittoria perché da dove vengo io non potevo pensare che Victor Osimhen sarebbe arrivato tra i primi tre o vincere e non mentirò è stato il miglior momento o almeno uno dei momenti più importanti della mia carriera ad oggi e sono molto orgoglioso dei quanta strada ho fatto”.

Aneddoto divertente sui tuoi compagni di squadra?
“Mi ricordo di un momento in cui eravamo sul campo a giocare a torello e Koulibaly era al centro e io e Rrahmani eravamo uno accanto all’altro e quindi facevamo girare la palla. Quando Koulibaly arriva, Rrahmani fa passare la palla tra le sue gambe e Kouli si è arrabbiato in un modo scherzo chiaramente, era arrabbiato e poi mi è venuto incontro e l’ho abbracciato e abbiamo iniziato a scherzare e poi allora ho fatto la foto e, con il suoi permesso chiaramente, l’ho postata nelle mie Instagram Stories e lui mi ha taggato scrivendo che si sarebbe vendicato ma poi ha lasciato il club senza la sua vendetta. Ma è stato così divertente come momento è quando l’ho messo online tutti si sono divertiti”.

Articolo modificato 23 Apr 2024 - 15:34

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Scritto da
Pasquale Paolo Cirillo