L’ex dirigente del Napoli, Leonardo Mantovani, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Radio Napoli Centrale, svelando tantissimi retroscena legati al club partenopeo.
Tantissimi i retroscena svelati da Leonardo Mantovani, ex responsabile dell’area scouting della SSC Napoli, nel corso della sua intervista rilasciata ai microfoni di Radio Napoli Centrale. Dai suoi inizi fino allo Scudetto con il club partenopeo, passando soprattutto per le numerosissime curiosità legato al mercato azzurro nel corso della sua permanenza all’ombra del Vesuvio.
“Il termine scout ormai è poco adatto a quello che è effettivamente il lavoro che noi facciamo all’interno delle società”, ha dichiarato Mantovani a proposito del suo ruolo e dei cambiamenti che si sono verificati con il passare del tempo.
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Di seguito, l’intervista dell’ex dirigente della SSC Napoli Leonardo Mantovani:
Leonardo Mantovani si è soffermato su come è stato scoperto Victor Osimhen, prelevato nel 2020 dal Lille:
“A me è capitato di vederlo in una partita che era Ajax-Lille di Champions League. Ma in realtà noi eravamo andati a vedere gli esterni bassi dell’Ajax, Mazraoui a destra e Tagliafico a sinistra. Tornando indietro io faccio il mio report della partita e dico che c’erano altri due giocatori forti: uno era Soumaré, un centrocampista, e Osimhen. Questo attaccante che correva tantissimo e copriva tutto il reparto e forse correva anche troppo (ride, ndr). Ma era veramente imprendibile. I terzini erano forti, però dico anche che in quel momento Osimhen non era il giocatore che faceva al caso nostro. In quel periodo giocavamo con Mertens centravanti che cuciva il gioco, voleva palla sui piedi, faceva da raccordo mentre Osimhen si muoveva in modo completamente diverso. Prendiamo Osimhen dopo la vittoria della Coppa Italia con Gattuso. Era subentrato ad Ancelotti e credeva che quella squadra fosse un po’ timorosa e preferisse giocare un po’ più basso. Ci chiese il centrocampista centrale davanti alla difesa e ne prendemmo due, Lobotka e Demme. Alla fine così la vinciamo la Coppa Italia in una stagione un po’ sfortunata. Nella preparazione dell’annata successiva, Gattuso ci dice che, visti i risultati, vuole continuare a giocare in questo modo. A questo punto serve un attaccante che può sfruttare spazi, profondità e che abbia corsa. Andando a rivedere tutti gli appunti torna in mente Osimhen e ci rendiamo conto che si tratta del giocatore adatto a noi, che chiede il mister”.
L’ex dirigente della SSC Napoli si è poi soffermato sulla scelta di Kim e Kvara come sostituti di Koulibaly e Insigne
“Trovare i nuovi Koulibaly e Insigne è il nostro lavoro. In quel momento sono state fatte delle valutazioni, ma Kim e Kvaratskhelia erano tra le prime opzioni. C’erano più giocatori in entrambi i ruoli. Il mio lavoro era quello di fare queste liste e selezioni di giocatori potenzialmente adatti alla loro sostituzione. Ci si trasforma in algoritmo umano, valutando ogni singolo calciatore che può essere funzionale all’allenatore. Vale anche per il difensore centrale, in virtù delle caratteristiche e di ciò che voleva fare l’allenatore. Allora facemmo questa lista di giocatori da una selezione sulle varie piattaforme di dati. Poi aggiungi le segnalazioni che ricevi dai procuratori, che ti propongono i loro assistiti perché sanno che ti serve un giocatore. Più altre segnalazioni varie che possono arrivare. Si mettono insieme i giocatori e s’inizia a fare le analisi. Subentrano poi anche tanti fattori: da dove viene, quanto costa, quanto guadagna. Ovvero la fattibilità dell’operazione. Non è il semplice lavoro di scouting, subentrano altri fattori”.
L’ex azzurro è poi tornato su due grandi nomi accostati al Napol negli ultimi anni, ossia Haaland e Thiago Motta:
“Siamo arrivati anche ad Haaland, come disse il presidente tempo fa. È un’operazione che hanno chiuso altri club con altre cifre. Noi eravamo sempre su tutti i giocatori che potevano essere ideali, c’è quello che non puoi prendere, quello che sai che è difficile che possa venire. Motta? Non ho partecipato alle discussioni e riflessioni fatte, non so come sono andate le cose. Thiago Motta mi sarebbe piaciuto, lo conosco dai tempi in cui allenava la Primavera del PSG che incontrammo in Youth League. Mi piaceva quello che aveva fatto a La Spezia col mercato bloccato, ha inventato i ruoli ai giocatori. Vedevi giocare i suoi ragazzi che si prestavano a fare cose che non gli appartenevano. E poi anche ciò che ha fatto al Bologna”.
Leonardo Mantovani è stato protagonista in azzurro anche quando arrivò Rafa Benitez sulla panchina del club partenopeo:
“La riunione con Benitez fu a Londra. Già il Napoli di Mazzarri con Lavezzi, Cavani, Hamsik era molto forte. Ma quello che ha portato Rafa è una sorta consapevolezza di una squadra che per sua natura avesse la possibilità concreta di stare tra i grandi. Giocare la Champions è diventata con Benitez una cosa naturale per il Napoli. Essere così internazionali, avere i giocatori che arrivano dal Real Madrid. E’ un livello molto alto e credo che Benitez abbia portato la consapevolezza di essere una big. Sei andato a giocare delle partite che normalmente forse neanche pensavi di poter giocare, parlando la stessa lingua di quelle squadre che abitualmente giocano la Champions”.
Tra le altre cose, Mantovani si è soffermato anche sul possibile ritorno in azzurro e sul suo futuro:
“Alla fine ho passato 11 anni nel Napoli, ho un legame fortissimo con il club, la città, il presidente e la sua famiglia. Io mi sento a casa nel Napoli, quindi chi lo sa. Vedremo, magari. Cosa farò da grande? Per vari motivi ancora non lavoro in un’altra squadra. Qualche chiamata c’è stata, qualche contatto c’è stato, ma non ha funzionato. Sono ancora in attesa”.
Articolo modificato 25 Ott 2024 - 13:22