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Infiniti modi di definire lo sport più popolare del mondo in tutte le lingue del mondo.
Di strada, quel pallone preso a calci da svariati piedi, nel corso dei secoli, in ogni angolo del pianeta, ne ha fatta un bel pò.
Infatti, il calcio vanta origini antichissime: si hanno testimonianze della pratica di un gioco svolto con “una palla di cuoio sospinta dal piede” nel IX secolo A.C. in Giappone, ma anche in Cina, in Grecia e perfino nell’antica Roma degli Imperatori.
Nel Medioevo, i giochi con il pallone furono soprattutto espressione dell’antagonismo tra villaggi o tra fazioni avverse.
Una cronaca londinese del 1175, narra i timori del popolo per la violenza con cui si giocava al pallone durante il carnevale.
Un secolo dopo, per questa sua natura cruenta, il gioco fu regolato o addirittura proibito. Ma, nel frattempo, si era già largamente diffuso, nell’ intera nazione britannica, così come in Scozia e in Francia.
Ma la città nella quale “il gioco con la palla” ebbe il massimo fulgore fu la “nostra” Firenze medicea, dove si praticava il calcio fiorentino, assai diffuso a quei tempi, in quanto dava luogo a incontri ufficiali nelle grandi ricorrenze tra i partiti dei verdi e dei bianchi, rispettivamente della riva sinistra e destra dell’Arno.
Il campo di gioco era Piazza Santa Croce ed il partito che vinceva si appropriava delle insegne avversarie.
Ogni partito era formato da 27 giocatori: 15, divisi in tre gruppi di 5, formavano la linea degli innanzi che aveva compiti di attacco; 5, chiamati sconciatori, formavano la seconda linea e avevano il compito d’intralciare le manovre avversarie; 4 componevano la terza linea ed erano i datori innanzi, rilanciavano cioè la palla verso gli innanzi; 3, infine, formavano l’estrema linea dei datori indietro, che impedivano agli innanzi avversari di raggiungere con la palla il fondo del campo e conquistare una caccia.
Niente dirette tv, né ingaggi stratosferici, né nessun altra variabile di carattere politico-ecocnomica determinava ed accompagnava le gesta degli atleti in campo, si giocava mossi solo dall’ agonismo, dalla gloria, dal desiderio di conquistare lo stendardo altrui, in segno di supremazia conquistata sul campo e suggellata dall’ insindacabile verdetto del terreno di gioco.
In Inghilterra, riabilitato nel 1617 da Giacomo Stuart, il gioco con la palla ricominciò liberamente ad essere praticato, soprattutto dai giovani frequentanti i college e le università inglesi, anche se in quel periodo, la disciplina praticata era una fusione tra rugby e calcio.
Il 24 ottobre 1857 venne fondato il primo club di football al mondo, lo Sheffield Football Club.
Ma solo il 26 ottobre del 1863 il calcio ha riscontro istituzionale.
A Londra, in Great Queen Street presso la Free Mason’s Tavern (la taverna dei Framassoni o dei Liberi Muratori), si danno appuntamento i rappresentanti di undici club e associazioni sportive londinesi per creare la prima federazione calcistica nazionale, una struttura unitaria che prenderà il nome di Football Association.
Scopo primario è codificare in maniera organica e omogenea il nuovo gioco.
Da quel momento in poi, il calcio è stato contraddistinto da un continuo e costante affinarsi di regole e regolamenti, materiali di gioco, associazioni ed organismi, strutture e parastrutture, tecniche e tattiche e non solo.
Nel corso di questi 149 anni, l’evoluzione di questo gioco è stata direttamente proporzionale a quella del progresso tecnologico ed economico del pianeta che, inevitabilmente, nel bene e nel male, ne ha compromesso e determinato le dinamiche, cambiando completamente l’ideologia sulla quale era improntato il suddetto sport.
Passione, orgoglio, sano agonismo ed antagonismo, spirito d’appartenenza ed aggregazione, hanno gradualmente lasciato il posto a denaro, fama, successo, vita agiata e sregolata, per quanto attiene la mutazione ideologica avvenuta nell’animo degli interpreti che hanno smesso di essere giovani universitari o ragazzi mossi dalla scelta di devolvere la loro vita al calcio, per seguire quell’innata vocazione che gli straripa dalle vene, per trasformarsi con sempre maggiore incidenza in mercenari che si arruolano nella squadra che assicura il massimo ingaggio e il più elevato quantitativo di benefit.
Per quanto attiene lo sport in quanto tale, ormai, ha smesso di essere da tempo la mera pratica fittizia di un gioco disciplinato da semplici ed essenziali regole, poiché, ormai, sono molteplici e complesse le dinamiche che concorrono a condizionarne l’evoluzione, di partita in partita, fino ad incidere sull’intero andamento dei Campionati.
Basta pensare al calcio di casa nostra, a come e quanto è stato ridimensionato e mutato dalla vicenda Calciopoli e dal più recente scandalo delle Calcioscommesse, non solo per quanto attiene punti di penalizzazione ed arresti, ma anche e soprattutto per le macchie tatuate nelle coscienze e nell’intrinseca essenza di questo sport.
Ed, inoltre, intorno al calcio moderno si è circoscritta un’articolata e variegata cornice: pay tv, moviole, ricorsi, cori razzisti, tessera del tifoso, divieto di trasferte, ammende, punti di penalizzazione, favori arbitrali, e chi più ne ha più ne metta.
Ma, nonostante tutto, nella buona e nella cattiva sorte, con tutti i pro e i contro annessi e connessi, questo sport riesce a catturare e ad appassionare milioni di anime sparse in tutto il mondo e a far battere i loro cuori a ritmo di passaggi e finte ubriacanti.
Pertanto, è il caso di augurare buon compleanno al nostro amato calcio.
Luciana Esposito
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