Ogni compimento va celebrato, ogni arrivo reclama il suo arco di trionfo. Non è facile sopravvivere all’assalto della storia, per questo ogni permanenza nel tempo merita un inchino e un compiaciuto sorriso.
Oggi la Juve celebra i suoi 115 anni, e noi le diciamo “Auguri“.
Auguri Juve, e non ridere dall’alto della tua dinastia delle nostre popolaresche rime, non avremo la erre francese, forse nemmeno la galanteria, ma sicuramente il tempo ci ha portato in dono la lealtà e la capacità di stringere la mano all’avversario.
Una voce comune ti dice “Vecchia Signora”, e vecchia lo sei, e te ne vanti, facendo affondare nel tempo la tua aristocraticità che ti distingue, che ti eleva ma nello stesso tempo,e tu non lo sai, ti separa, ti divide dagli altri, ti allontana da chi è abituato a far chiasso, a mangiare il pollo con le mani e a ridere del dolore.
Auguri Juve, stamattina ti volevo ringraziare per essere venuta al mondo. Se è vero che ogni identità si forma a partire da una contrapposizione, io non saprei di essere napoletano se la realtà mi recasse la tua assenza. Io sono perché tu ci sei, la mia soggettività calcistica si delinea nella tua negazione, io so di essere Napoli perché so che esite una Juve. La tua presenza mi porta la coscienza di esistere. Per questo non posso non festeggiare la tua venuta tra gli uomini, per questo motivo non posso eludere altrimenti il mio bacio sulla tua fronte.
Auguri Juve, che hai permesso a una città sospesa tra mare e mito di deformare, quasi per dispetto, i suoi tratti specifici così diversi dai tuoi. Tu sei lo stimolo che ci permette di prendere forma precisa, sei il simbolo di una vecchia storia di soprusi e di scontri, sei la cifra che condensa un eterno tentativo di riscatto. Riscatto da cosa non so, forse nessuno lo sa, ma a noi basta dircelo, quasi come una primitiva cantilena, e tu ci servi, ci serve il tuo lignaggio per addensare su qualcosa di concreto i nostri malumori senza origine.
Auguri di cuore Juve, è così dolce dirlo, non so perché ma è così dolce. Questo mi rende spontaneamente “superiore”, mi ingentilisce e mi fa a te pari, così da poterti guardare senza rancore e capirti, e sentirti nella tua origine e nel tuo presente. In fondo è pur vero che si “odia” chi si stima, e se tu mi “odi” questo mi fa onore, perché ci leggo il tuo rispetto, e tu, ne sono pur certo, nel mio “odio” sai leggere il mio amore.
In fondo io e te siamo nati per incontrarci, per scontrarci e devastarci. Siamo uno dei simboli terrestri delle dualità che strutturano il mondo: corpo e spirito, eleganza e miseria, mocassini e zoccoli, latino e volgare. Ma io e te sappiamo che queste dualità in fondo sono solo invenzioni, sappiamo che tutto è più complesso, fluido, che gli opposti alla fine sono solo aspetti di una medesima realtà.
Auguri Juve, e nel farteli riconosco che li indirizzo anche a me, riconosco che nella tua nascita si inscrive anche la mia.
Auguri Juve e …grazie, grazie di tutto.
Carlo Lettera
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