Il Tribunale antidoping del Coni condanna Salvi: il “mago-massaggiatore” del Napoli

Lo spettro del doping aleggia sullo spogliatoio azzurro.

Il protagonista di questa vicenda, l’ennesima storia di illeciti e raggiri, è Antonio Salvi, 48enne, originario di Chieti, sottufficiale della Forestale, di fatto massaggiatore ai massimi livelli calcistici (seppur senza patentino), la cui carriera di “mago dei farmaci” ha inizio nel mondo del ciclismo, per poi prontamente approdare nell’ambiente calcistico .

Nel Napoli, per lui, le porte erano spalancate, a consegnargliene le chiavi è stato il suo conterraneo Morgan De Sanctis che lo introduce nell’ambiente azzurro nel dicembre del 2009.

“Non si limitava a massaggiare i giocatori ma era disponibile a sostenerli con medicinali anche vietati (per esempio il Bentelan) e probabilmente con “flebo o capsule magiche”.” È quanto si legge nella motivazione della sentenza pronunciata dal Tribunale antidoping del Coni che ha inflitto a Salvi la sanzione (sportiva) dell’inibizione per due anni a tesserarsi e a rivestire cariche nel Coni e in altri enti sportivi, a frequentare impianti o a partecipare a manifestazioni.

Sul fronte penale, i guai non sono da meno: possesso, cessione e somministrazione di sostanze dopanti.

Questi i reati contestati al Salvi, indagato dal 7 maggio 2010, allorquando durante una perquisizione nello studio e nella casa del massaggiatore vengono sequestrati molti farmaci dopanti.

Nessuno ha mai negato il rapporto che intercorreva tra Salvi e i tesserati del club partenopeo, ma piuttosto ammesso e documentato dalle dichiarazioni rese da Alfonso De Nicola (medico sociale), Riccardo Bigon (direttore sportivo), Enrico D’Andrea (fisiatra), Morgan De Sanctis, Michele Pazienza e Salvatore Aronica.

“Praticò stabilmente la funzione di massaggiatore e fu autorizzato dai dirigenti a esercitare in locali della società. Iniziò a praticare l’attività di massaggiatore a favore di ben 16 giocatori persino nello spogliatoio dello stadio San Paolo risolvendo problemi a Cannavaro, Pazienza, De Sanctis e Lavezzi. Salvi non si limitava a massaggiare i giocatori ma era disponibile a sostenerli con prodotti medicinali vietati.

Eloquente, in tal senso, la testimonianza De Sanctis: “Ricordo che in occasione di un’infiammazione al ginocchio Salvi mi disse che, per farla passare, avrei dovuto fare un’infiltrazione di Bentelan.

In un’intervista rilasciata a “La Repubblica” due anni fa, all’epoca dell’incipit del calvario culminato con la sua condanna, Salvi dichiarava di non lavorare per il Napoli, ma di essere in prova.

“Arrivavo il sabato. De Sanctis e i giocatori si sono fidati di me, erano pazzi di me, come filavano in campo. Ringrazio i medici. Da De Nicola e da D´Andrea c´è tanto da imparare.”

Salvi: nessun titolo, nessun diploma o qualifica che ne certifichi le competenze, solo i suoi “trucchi e capsule magiche”.

“Possiedo 8 anni ho la tessera Figc. Sono chiropratico.” E’ quanto dichiara l’uomo in merito ai titoli che ne attestino le competenze.

Incredibile, surreale, paradossale. Eppur vero.

Ai Nas riferì di aver preso il titolo ad Honolulu, per poi correggersi successivamente e sostenere di averla conseguita a San Marino.

Salvi conclude la sopracitata intervista invocando comprensione: “Ho una moglie malata e due figli. Non meritavo tanti guai. Ho fatto solo del bene.”

Al cospetto di una simile notizia, non si può che rincuorarsi del fatto che la giustizia, ordinaria e sportiva, abbiano fatto il loro corso, per il bene del calcio e dei suoi protagonisti, ma anche di un Paese che troppo spesso assiste impotente all’ascesa sotto la ribalta dei riflettori di personaggi per effetto di una dubbia e discutibile meritocrazia.

FONTE: IL MATTINO DI PADOVA

Luciana Esposito

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