Ottavio Bianchi la sa lunga. Forse per questo non si scandalizza ai fischi del San Paolo a fine gara, nonostante il terzo posto in classifica e i miglioramenti rispetto all’anno scorso. Forse per questo crede ancora nel Napoli, e nell’obiettivo scudetto.
Bianchi, il Napoli terzo e fischiato. Si può?
«Il calcio è la grande passione dei napoletani, mica posso stupirmi se succedono queste cose. Ho dovuto sopportare, sgomento, assordanti raffiche di fischi, sibilati per disapprovare un normale tocco all’indietro magari sul 3-0 a nostro favore. Guardi, lì a Napoli è tutto normale».
Domenica dopo il primo pari in casa il San Paolo è stato impietoso verso i suoi beniamini.
«Quando una città non è abituata normalmente a vincere, che abbia sbalzi di felicità e di depressione. Ma questo è un Napoli forte, che lotterà ancora per lo scudetto. E i suoi tifosi devono mantenere la calma».
L’errore di Aronica?
«Nella mia carriera ho visto attaccanti sbagliare da zero metri e nessuno ne ha fatto un dramma».
Piuttosto clamoroso, però.
«Certo, ma chi non ricorda l’errore di Garella che ci costò il 2-2 in una gara con l’Atalanta nell’anno dello scudetto? Lo stadio non ci perdonò quel pari, eppure eravamo reduci da un successo in casa della Sampdoria. Fu un cataclisma. Dopo sono stato in silenzio. In certi casi non bisogna dire nulla al proprio giocatore, perché non c’è niente su cui soffermarsi ed è inutile infierire. Tanto sa bene di aver commesso una sciocchezza. Per rendersene conto non c’è bisogno che qualcuno glielo faccia notare».
Come riuscire a vincere in un clima così?
«Io giocavo con tre punte ma i tifosi non erano contenti, dicevano che avrei dovuto giocare con quattro punte contemporaneamente… Qualche giorno fa pensavo al gioco di Liedholm o ai tanti passaggi che faceva il Barcellona di Guardiola: penso che il San Paolo non avrebbe tollerato simili trame, i napoletani vogliono sempre che la palla vada giocata in verticale… altrimenti rumoreggia».
La gente vuole il Napoli bello e vincente?
«Come mi pare sia spesso questo Napoli di Mazzarri. Il terzo posto è un ottimo piazzamento e poi la Juve è solo a cinque punti. Il campionato è apertissimo».
Mazzarri soffre un po’ di stress.
«Come il Petisso. Pure a Pesaola capitava spesso di avere mancamenti alla fine delle gare per la troppa tensione accumulata nel corso dei novanta minuti. Succede nel mio ambiente, ma questo non significa essere più deboli degli altri».
A lei?
«Mai. Non ho mai perso neppure un secondo di sonno pensando a una partita. Ma stavo male quando ero infortunato in ospedale perché all’idea di non giocare più al calcio stavo male. Però Mazzarri lo comprendo».
In che senso?
«Io per evitare i tifosi vivevo praticamente nella mia camera d’albergo. In fondo come fa Mazzarri: da isolati si vive meglio la pressione della città e dei suoi fantastici tifosi».
Si riprende questo Napoli?
«Ma io credo che ci sia solo un leggero appannamento, che ritengo sia legato anche al calo fisico di Cavani che, da quando è tornato dal Sudamerica, sembra un po’ stanco. Cavani è un giocatore fondamentale per gli azzurri. E il suo recupero è il vero obiettivo di Mazzarri».
Fonte: Il Mattino
Raffaele Nappi