Tutto cominciò con un amarcord. Un amico in settimana ha condiviso con noi un Napoli-Pescara di altri tempi con goleada. E tutti commentammo con un: “Io c’ero”. Orgogliosi, nostalgici e speranzosi.
Tutto continuò con un’organizzazione perfetta di un all day long cominciato il sabato sera a cena dal capitano Bruscolotti e finito a brindare con un buon Aglianico in agriturismo fino alle sei nel post-partita. Tutto questo in onore di una famiglia nata in curva e cresciuta fuori. Ospiti d’eccezione: due piemontesi, entrambi di nascita e di vita ma assolutamente non di fede calcistica, arrivati a Napoli solo per vedere Napoli-Pescara. Una delle tante trasferte fatte nel segno di una passione che non ha confini. Ecco perché li salutiamo dando loro appuntamento a Siena il 22.
Tutto andò avanti tra un anticipo di venerdì su un campo in cui le distanze sono un optional. E allora dare un goal in netto fuorigioco al faraone è facile quanto darlo alla Juve qualche giornata fa o non darlo al Catania nella stessa partita. Misteri siculi degni di Lucarelli. Quello di “Paura, eh?!”, si capisce. Altro anticipo di sabato un po’ ascoltato in radio e un po’ visto in tv, ma con un risultato abbastanza scontato se si gioca in 10 contro 11. Pare che l’arbitro su Glick sia stato indeciso tra una denuncia penale per tentato omicidio e un rosso. Purtroppo gli dà il rosso e allora è in discesa per i bianconeri, nonostante un rigore lanciato nelle tre stelle da Pirlo.
Tutto filò liscio il sabato sera fino a tarda notte, le tre passate, con un “ci vediamo tra qualche ora” maledicendo il calcio spezzatino e la partita della mezza. Ciò ha significato poche ore di sonno, colazione fugace con il tempo di uno solo dei soliti sette caffè mattutini, tanti sbadigli nel pre-partita e tanta voglia di piumone durante il tragitto parcheggioaicampetti-San Paolo sotto una pioggia battente. Ma non sia mai detto che abbandoniamo il nostro Napoli e allora alle 10:30, ma forse anche prima, eravamo già dentro. Uno solo dei nostri era già lì, con posti presi e tanta solitudine. Lo stadio era, come da copione quando non ci sono le prime in classifica, ancora vuoto a due ore dall’inizio.
Tutto fu macchiato da una scena poco edificante per i nostri tornelli. La rabbia è salita quando lo steward, per compiacere amici di poliziotti che erano lì davanti a noi con una faccia di bronzo come manco a Riace, hanno provato a far entrare con me un ragazzino di almeno 10 anni, quindi pagante. Io ho chiesto perché mai avrei dovuto, lo steward non risponde, il ragazzino s’imballa non sapendo che fare e io passo sbraitando facendo notare che a me controllano anche nelle mutande se porto molotov in curva e poi devo essere compiacente con controllori compiacenti. Salgo sugli spalti che ancora mi meraviglio di meravigliarmi di queste cose e mi accomodo al mio posticino. Sacrosanto e meritato. Il mio.
Tutto proseguì con un pre-partita veloce e con pochi sussulti. Un volantino distribuito in curva sulla “deontologia della curva”, testuali parole, invitava, giustamente, al sostegno incondizionato e senza fischi durante i 90 minuti. Pienamente d’accordo con questa linea. Notiamo il settore dedicato alle famiglie, la novità del San Paolo, facciamo notare i led supersonici ad un amico che con il Milan non c’era, l’altra novità del San Paolo. Accogliamo un nipotino del gruppo di sei anni tra noi alla sua prima partita: cerchiamo subito di farlo ambientare salvo poi capire che siamo noi a doverci ambientare con lui. Un personaggio unico che si districa benissimo tra i vari sottogruppi; elegge uno dei due piemontesi suo “amico del cuore” tenendogli la mano, abbracciandolo, facendosi accompagnare in bagno solo da lui salvo storcere il naso quando viene a sapere che arriva da Torino, ma solo per biasimarlo e prendersi più cura di lui; mangia qualsiasi cosa, non per fame o per ingordigia, ma quasi a non volersi perdere nulla; ai goal ci cerca uno per uno per esultare per bene; alla fine ci tiene a salutare tutti festoso e irriverente. Promosso a pieni voti.
Tutto si fermò al fischio d’inizio. Napoli- Svez…Ehm! Napoli-Veron…Ehm! Napoli-Pescara. E allora si parte facile facile. Inler è in vena e al primo suo tiro centra la porta. 1-0. Si continua facile facile e Hamsik al primo suo tiro centra la porta. 2-0. Ci guardiamo tutti soddisfatti. Rispondiamo bene. Si va avanti difficile difficile e il biondino del Pescara, che ancora adesso qualcuno giura sia Nielsen, ma credo solo per non pronunciare quell’ammasso di consonanti, è chiaramente solo e al suo primo tiro centra la porta. 2-1. Insomma, le partite facili facili non fanno per noi e allora siamo meno soddisfatti.
Tutto ricominciò col fischio d’inizio. E qui non c’è stata storia. Si segna il terzo su rigore, il quarto con un Inler-Insigne-Hamsik-Cavani che ci fa godere come ricci, il quinto ancora con Inler. Da segnalare: l’intero stadio che ormai grida a Inler “Tiiiiiiira” anche quando sta nella nostra area; qualcuno commenta la sua doppietta con un “Uah! Dai tempi di Magoni!”; il nuovo film di Dario Argento “Il terrore delle finte di Zuniga negli occhi della curva” quando il colombiano tocca la sfera; la partita migliore di Maggio degli ultimi mesi; le risate a crepapelle quando Edu decide di giocare a “sacco pieno, sacco vuoto” in area di rigore e sviene sul pallone salvo applaudirlo per incoraggiamento; le bestemmie contro l’arbitro quando ferma Insigne diretto in porta per il goal dell’ex, salvo applaudirlo per consolazione quando si scusa con l’intero stadio per un quarto d’ora; la consapevolezza che se fossimo stati ancora 2-1 il commento migliore alle scuse sarebbe stato quello dell’amico davanti a me: “Scus’o cazz’!”; il tizio accanto ad uno di noi all’ennesima critica nei confronti del Matador ha rischiato seriamente la vita; abbiamo capito, forse, com’era disposta la difesa nell’ultima parte della partita solo dopo il terzo bicchiere di Aglianico nel post-partita; il giusto saluto allo juventino che è davanti a noi di soli due punti e tanta, tanta, tanta felicità.
Tutto finì con un “ Ci vediamo giovedì col PSV?” e con quella che ci è sembrata la risposta più giusta: “E perché mai non dovremmo?!”
Sempre Forza Napoli!