Se penso al Pescara non posso fare a meno di tornare indietro con la memoria: le azioni, i duetti, gli assoli e i dribbling ubriacanti della coppia Insigne – Immobile che ha reso la “Serie B” terreno di caccia per ragazzi giovani; seguiti dal maestro del gioco spregiudicato, Zeman.
Se penso al Pescara non posso fare a meno di guardare la classifica e vederlo in ultima posizione, e un pochino fa male al cuore, perché è grazie a quell’ambiente, a quella piazza che il nostro Insigne è diventato, a suon di gol e magie, “Lorenzo il Magnifico” ma, soprattutto, pensando al Pescara ho sentimenti di grande rispetto per una compagine che ha perso i suoi punti di riferimento ed è ripartita, a testa bassa, nuovamente dai giovani (è grazie a queste formazioni meno attrezzate che il nostro campionato potrà sperare di risollevarsi, è grazie a queste dirigenze che i ragazzi crescono e trovano un luogo dove potersi esprimere da titolari)
I punti fatti non riescono a definire una formazione, non danno nessuna indicazione sull’impegno e la forza che viene investita in campo per rimanere a galla: se agli abruzzesi lasci spazio, la possibilità di manovrare con i suoi talenti, come Weiss, Zanon e Bjarnason, sono anche capaci di farti venire il mal di testa: orchestrano una manovra veloce che, al 18′ del primo tempo, sulla destra, inizia in maniera autoritaria con il tacco di Weiss, prosegue con il cross preciso di Zanon e ha la sua degna conclusione nella segnatura di Bjarnason; uno stacco perentorio su inserimento.. Gol su cui De Sanctis non avrebbe potuto comunque fare nulla.
Se penso al Napoli non posso fare a meno di ricordare le prestazioni bruttine e le cavalcate verso la vittoria, le follie difensive e i movimenti spediti; il Napoli ha sempre due volti ma, questa volta, nella stessa gara, ha deciso di farsi in tre: un inizio che prometteva la goleada, la fase centrale del primo tempo dominata dalle paure, dai ripensamenti, dal terrore di buttare tutto alle ortiche (si poteva facilmente notare, negli occhi dei giocatori, la fiamma della vitalità, subito dopo i gol di Inler e Hamsik, e l’improvvisa acqua sul fuoco a seguito del pareggio avversario) e il secondo tempo da carnefici del povero Pescara affossato, c’è da dire, anche dall’ arbitro; apparso fiscale e miope.
Siamo abituati a guardare la trave negli occhi della Juventus ma dimentichiamo che, in certe occasioni, anche noi abbiamo la nostra pagliuzza: il rigore su Bocchetti era sacrosanto ma l’espulsione eccessiva; così come è sembrata una vera ingiustizia non fischiare il rigore, altrettanto evidente, su Bjarnason: tocco netto di Cannavaro; la fotocopia di quello di Bocchetti su Cavani.
Bergodi può, in effetti, avere dei motivi per cui lamentarsi: sino all’episodio dell’espulsione il Pescara stava reggendo,nonostante la giornata di eccezionale forma dei centrocampisti del Napoli e l’intraprendenza del giovane Insigne; apparso piuttosto incisivo e risoluto seppure abbia vissuto il match da ex: si registra da parte sua un tiro al lato e una cavalcata a tagliare la difesa.. Pallone che è giunto poi, su rimpallo, nei piedi geniali di Hamsik che ha fatto due a zero con sombrero e tanta sana fortuna dell’audace.
Ma a noi, appassionati del Napoli, nonostante la simpatia che possiamo nutrire per il Pescara e l’onestà intellettuale, nel riconoscere quando gli arbitri dirigono la gara con un occhio di riguardo nei nostri confronti, interessa, piuttosto, un’altra sfuriata: Mazzarri, alle 12:30 di questa domenica di campionato che prometteva fulmini e scrosci, dal punto di vista atmosferico (ma si è mantenuta; quasi per rispetto ai giocatori, costretti già a stare sul campo in un orario insolito), ha finalmente capito come prendere la squadra: nello spogliatoio deve aver enunciato la formula corretta per svegliare i suoi uomini.
E’ stato, complessivamente, un Napoli fantastico: con Hamsik dinamico tra le linee, Cavani in versione killer, Inler capace di fare ciò che non gli è riuscito per l’intera stagione passata.
E’ la degna risposta alla tripletta della Juve.. E’ un messaggio che arriva forte e chiaro: siamo a meno due e segniamo anche di più.
Gianmarco Cerotto
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