Certi nomi suonano stranamente familiari: provengono da un angolo della nostra memoria che non si è mai realmente acceso; una notizia colta di sfuggita nel mare d’informazioni. Siamo nell’era in cui le vicende si susseguono con grande velocità e la mente non è sempre in grado di selezionare, discernere, conservare un ricordo preciso; ci sembra di ricordare ma, in realtà, non manteniamo niente di effettivo, definibile.
Ma chi è Matavz?
Un nome letto troppe volte sul tabellino dei marcatori del PSV (la squadra olandese, ancora una volta, ha dimostrato netta superiorità; sul loro come sul nostro campo), un passato che ha portato con sé un futuro virtuale mai realizzato, un presente che prende forma attraverso i tre schiaffi nel match casalingo di Europa League..
E, se lo ricordiamo, non è solo perché, toccandoci il viso, di quegli schiaffi sentiamo ancora il dolore bruciante (una sconfitta è sempre una sconfitta; sia che arrivi in una fase importante sia che prenda forma in uno scontro con poche pretese) ma anche perché, Matavz, è stato accostato, in passato, al Napoli.
Una pedina del mercato di gennaio 2011; il giocatore, classe ’89, allora del Groningen, doveva arrivare nell’estate successiva ma, alla fine, il Napoli preferì orientarsi su altre scelte. Non si sta certo parlando di un campione , ci mancherebbe, ma è comunque una vicenda che mette in risalto l’imconpiutezza della compagine azzurra; fintato che non si porrà rimedio alla ormai voragine lasciata in attacco. Il Napoli non solo non ha un vice-Cavani ma non ha mai avuto, in questi anni della ribalta in serie A, una punta di riferimento, un calciatore capace di metterla dentro grazie alle sue doti di posizionamento nell’area avversaria.
Magari questa tripletta subita sarà un punto da cui ripartire; un incentivo per Bigon a muoversi di conseguenza sul mercato.