Dalla maledizione con le piccole alle sconfitte con le grandi: ecco il nuovo problema del Napoli

Prima c’era il tormento delle piccole: ed ora, mentre si spengono le luci di San Siro, la sindrome che sembra stia lasciando è quello delle grandi. Il dito che s’infila nella piaga d’una sconfitta che fa male, è quanto, e biancorossonerazzurro, una tavolozza tinteggiata da Juventus, Milan ed Inter, le «nemiche» carissime che in questi quattro mesi hanno insinuato un piccolissimo dubbio, legato ai risultati, a taluni accadimenti precedenti e ad una «maledizione» che non dà il senso pieno del Napoli che s’accascia dinnanzi alla Beneamata e però a testa altissima. I fatti separati da qualsiasi opinione e persino dalle divagazioni e magari anche dalle interpretazioni raccontano di una fase ascendente quasi perfetta, però con tre macchioline statistiche che emergono qua e là e che la delusione per il 2-1 non aiuta certo a rimuovere: anzi.

CON CHI PRENDERSELA? – La domanda, rivedendo al volo quei novantasei minuti tutto compreso, è inevitabile e galleggia nell’aria resa pungente non solo dalla colonnina di mercurio ma pure da quel gancio al mento (e alla classifica) che riscrive per il momento le gerarchie: però, è un altra pagliuzza che rischia di trasformarsi in trave, perché intanto pure l’Inter è riuscito in un miracolo a Milano, confezionato con il cuore, con la sorte e con la complicità di un’avversaria che ha regalato praticamente un tempo, che ha sprecato nella ripresa in maniera imponente, che è andato vicino alla rimonta e però se n’è tornato con un tarlo nella testa. Con chi prendersela?
IL PRECEDENTE – La Milano che non si riesce a bere è quella rossonera ed al san Paolo si consuma una sorta di psicodramma collettivo e popolare quando il 2-0 partenopeo viene trasformato in 2-2, tutto merito di El Shaarawy e tutta colpa di un finale un po’ blando, con una disattenzione di troppo. E’ lì che comincia ad insinuarsi il dubbio: un anno fa, il pedaggio – incredibile e però verissimo – il Napoli lo ha pagato contro il Catania o contro il Chievo, contro il Bologna e comunque al cospetto di antagoniste (sulla carta) abbordabili. E invece il Milan riapre il dibattito e capovolge il copione della stagione precedente.
SUA MAESTA’ – Stavolta, mentre il 2-1 interista va ad azzannare il morale d’uno spogliatoio che resta incredulo, conta le occasioni, ripensa alle carambole in area, al destro di Insigne in avvio fuori di un palmo di mano, al  che per una volta non riesce ad essere se stesso, alla capocciata di Maggio nel finale, e non stavolta non è come a Torino, dove pure ci scappò la recriminazione per la traversa di Cavani su punizione. Ma Juventus-Napoli fu un’altra partita, completamente diversa da questa esibizione double-face contro l’Inter: quella sera là, forse fu un caso o magari semplicemente un passaggio a vuoto, il Napoli non riuscì ad esprimere la propria capacità tecnica e neppure tattica. Fu un segnale, una spia bianconera che si accese d’incanto: prioprio il Napoli che prende le partite di petto, preferì starsene un pochino sulle sue, aspettando e forse speculando, atteggiamento che non è nella natura d’una formazione che ama il campo largo ma anche andarsela a giocare. E a san Siro, tranne l’impatto iniziale e quarantacinque minuti non in linea con la propria personalità, la nota stonata è nel risultato: però zero punti con la Juventus, uno con il Milan al san Paolo e nessuno con l’Inter. Tre indizi.
Fonte: Corriere dello Sport

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