Quanti soldi è il caso di dire. “L’occhio della giustizia sportiva” è sempre attento e vigile, con il fine di scovare non solo i subdoli e fraudolenti meccanismi illeciti tramati da giocatori corrotti, ma di colpire gli atteggiamenti antisportivi in campo e fuori dal campo, per attenuare e smorzare quel fanatismo estremo e dannoso, volto e “ledere” e “uccidere” la passione pura e smaliziata di tutti coloro che vivono il calcio con serenità e gioia.
Anche il Napoli, è caduto nell’occhio del ciclone della giustizia sportiva a causa di una combine pensata, rivelata ma mai attualizzata da Matteo Gianello, per il veto ricevuto degli incorrotti Cannavaro e Grava, che rischiano una penalizzazione che li allontanerebbe dal campo per nove mesi, senza contare la pena pecuniaria che la società dovrà sborsare per responsabilità oggettive e la penalizzazione in campionato di uno o due punti.
Inoltre, come rivela L’ANSA, anche il Bologna ha dovuto “rispondere”, a suon di soldini, alla “chiamata” della giustizia sportiva. Infatti un loro tesserato, Alessandro Diamanti è stato multato per 8 mila euro, ”per aver espresso giudizi e rilievi lesivi della persona dell’arbitro De Marco”. Stesso destino anche Giampaolo Pozzo, che per lo stesso motivo ha dovuto sborsare 13mila euro.
Il motivo dell’ammenda è giusto. Perchè troppo spesso vediamo in campo giocatori che aggrediscono gli arbitri verbalmente per un fallo, una punizione, un rigore o una rimessa laterale. E’ vero, a volte alcune decisioni arbitrali sembrano faziose o semplicemente errate , al punto tale da spingere i tifosi a pensare ad una “presunta” e celata antipatia del direttore di gara, nei confronti della squadra ingiustamente punita, e quindi ci obbliga a pensare alla solita, e purtroppo vera, “sudditanza psicologica”, che spinge, per un motivo ancora ignoto, l’arbitro a favorire la squadra più blasonata. Anche questo è errato. E bisognerebbe punire, più spesso, anche gli arbitri che si macchiano di una direzione di gara scandalosa. Pero’ a prescindere da tutto, i calciatori devono ostentare all’intero (soprattutto) e al di fuori del campo un comportamento esemplare, che risponda a pieno ad un “spirito sportivo” fatto di rispetto e disciplina,e sanzionare, quindi, chi trasgredisce questa regola comportamentale.
Sarebbe ancora più giusto se questa “regola” fosse applicata sempre, per tutti i giocatori a prescindere dal cognonome o dall maglia che indossano.
Alina De Stefano