Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha rilasciato in esclusiva alla Gazzetta dello Sport alcune dichiarazioni. Il patron azzurro ha toccato vari punti. Dalla squalifica di Cannavaro e Grava al futuro di Mazzarri. Poi ha indicato la linea guida sul tipo di giocatori che serviranno al Napoli per rinforzarsi in questa sessione di mercato.
Corsi e ricorsi storici: dopo 23 anni, che cosa servirà al suo Napoli per rivincere lo scudetto, presidente?
«Una serie di componenti che prescindono dalla forza dell’organico. L’ultimo esempio è emblematico: ci hanno tolto Paolo Cannavaro e Gianluca Grava. Mi sembra iniquo che si debba subire una punizione per qualcosa che non esiste. E semmai fosse esistita risalirebbe, comunque, a tre campionati fa. Ci sono stati tolti giocatori che sono i simboli dello spogliatoio. E, sicuramente, tutto questo ha condizionato, psicologicamente, la squadra in Coppa Italia».
D’accordo, presidente. Ma il suo Napoli, nonostante la penalizzazione e la squalifica, potrà ancora ambire al primo posto?
«Lo scudetto è domani, mentre noi dobbiamo guardare molto più in là. La nostra è una squadra giovane, che ad un certo punto ha avuto il torto di non ringiovanirsi. Ecco, prendete il Barcellona, alcuni anni fa decise di puntare sui giovani. All’inizio ebbe problemi, ma oggi è la squadra più forte al mondo. Qui, bisogna decidere, se si vuole l’esperienza, che ti garantisce una maggiore continuità, oppure lavorare per il futuro investendo sui giovani. Io sono convinto che Fernandez, Vargas, Britos siano dei buoni giocatori. Da tre anni ho un gruppo di lavoro che osserva giovani talenti, che mi sottopone una quantità industriale di giocatori da visionare. Quest’anno, per esempio, avevo trattato un giovane fortissimo (Verratti, ndr), ma avrei dovuto lasciarlo lì dov’era, perché non gli avremmo potuto garantire tanto spazio in prima squadra. Ed allora, ha preferito andare altrove».
Ci sarà ancora Mazzarri nel futuro del Napoli?
«Qui l’ho voluto io, l’avevo cercato qualche anno prima e per una serie di circostanze, poco chiare, non riuscimmo a concludere. A lui mi lega un rapporto di rispetto e stima, tra di noi non ci sono problemi. È ovvio che se fosse sua la decisione di andare via, non vedo motivo per cui non dovrei accontentarlo».
Ha già pensato ad un eventuale vice?
«È troppo presto per parlarne. Ci siamo detti che appena avremo un attimo di serenità, ci sederemo e ne parleremo. In questo momento abbiamo altre priorità, dobbiamo dedicarci alle questioni del club e non a quelle dei singoli. In ogni modo mi ha garantito la massima attenzione fino al termine della stagione. È un allenatore che io adoro, sa lavorare sulle individualità ed è un grande stratega».
Intanto è già saltato il primo obiettivo stagionale: il Napoli è fuori dalla Coppa Italia. Deluso?
«In parte, sì. Il momento che stiamo vivendo è doppiamente triste, per le squalifiche di Cannavaro e Grava e per la penalizzazione. Questioni che hanno deconcentrato la squadra che non è riuscita a battere il Bologna. Una sconfitta che ci ha eliminati dalla Coppa Italia».
Le piacerebbe Pioli come sostituto di Mazzarri?
«Lasciamo perdere i nomi, non mi sembra il caso di farne. Pensandoci, però, l’abbiamo incontrato 6 volte e ne ha vinte 5».
Gli ultimi avvenimenti, compresa la questione tecnica, la impongono di tornare sul mercato: ci saranno nuovi investimenti per la difesa?
«Spendo cifre importanti soltanto per gli attaccanti, per gli altri ruoli ci vogliono investimenti giusti. Non mi pare che pagare Dzemaili 9 milioni e Inler 16 milioni di euro siano state spese di poco conto. Se si vuole alzare l’asticella si rischia di sfasciare il giocattolo. In estate ho provveduto a rinnovare il contratto di Cavani, offrendogli una cifra importante (5 milioni a stagione fino al 2017, ndr). Per uno che segna 40 gol all’anno, la spesa vale. E poi, la meritocrazia esiste o no?».
Ma la gente le chiede rinforzi a gennaio, perché vuole vincere.
«Ci saranno degli investimenti nel prossimo mese, ci saranno dei grandissimi investimenti in estate. Nel mercato di riparazione interverremo in maniera decisa e in maniera ancora più decisa lo faremo a giugno».
Non teme che il suo atteggiamento, rigido, sul mercato possa irritare Mazzarri? Lui, qualche rinforzo lo vorrebbe?
«Le squadre devono farle le società. Il Napoli ha comprato quello che era giusto acquistare. Gamberini e Behrami, tanto per intenderci, li ha voluti l’allenatore, L’unico giocatore che ho preso io è stato El Kaddouri, perché me l’ha proposto Corioni, un vecchio amico».
Lei è considerato un innovatore, la parte nuova di un calcio che non riesce a liberarsi di un certo sistema, questione sulla quale si è soffermato spesso: che futuro si prospetta dopo l’ultima assemblea di Lega?
«Innanzitutto, trovo assurdo che nelle assemblee i presidenti si facciano rappresentare. La Lega è una categoria d’impresa, che deve smantellare la vecchia mentalità che non le ha consentito di distanziarsi troppo dalla Federazione. Negli ultimi dieci anni, poi, ha dovuto confrontarsi con la legge Melandri, con Calciopoli. E mettere ordine in quest’universo sarà davvero un’impresa ardua».
Che cosa ne pensa del nuovo statuto?
«Intanto è in riscrittura, lo valuterò quando sarà stato completato. Rispetto Beretta, Abodi, Simonelli, ma qui non si pensa al futuro. Bisognerebbe capire come troveremo i fondi da qui a 3 anni, come vendere meglio il nostro prodotto all’estero e non fermarci ad un guadagno di 130-140 milioni. Ci sarebbe bisogno di management adeguato. Ecco, pensiamo prima questo, poi il presidente potrà farlo chiunque».
Ritorniamo al calcio giocato: l’enorme distacco dalla Juve e l’eliminazione dalla Coppa Italia, porta l’Europa League in testa alla classifica degli obiettivi stagionali: si accontenterebbe di quella che lei ha definito una coppetta?
«Lo è soltanto dal punto di vista dell’economia e della partecipazione di pubblico. Fino all’anno scorso era addirittura un costo in perdita. Ecco perché lanciai l’idea di allargare la Champions League: pare che Platini se ne sia convinto. Per fare ciò, comunque, bisognerebbe ridurre anche il numero delle partecipanti alla Serie A, da 20 a 16, in modo da poter combinare meglio le due competizioni».
Riuscirà a tenere Cavani, presidente?
«La scorsa estate mi sono stati offerti 55 milioni per cederlo ed io non l’ho venduto. A settembre abbiamo fissato la clausola rescissoria. Per acquistarlo dovranno darmi, uno sull’altro, 63 milioni di euro».
Parliamo dei giovani, di Insigne e Vargas, per esempio, due storie diverse.
«Insigne ha talento e lo sta dimostrando. Magari avrebbe bisogno di maggiore continuità di gioco per permettergli di fare più gol. Ma fa bene Mazzarri ad utilizzarlo così, in questo modo non si corre il rischio di bruciarlo. Vargas, invece, è stato un idolo in Sudamerica, nel sua Paese, il Cile, e qui è poco considerato. Ma quando hai uno come Cavani che, se non gioca si arrabbia, allora è veramente complicato trovargli spazio. Io lo terrei, ma se Mazzarri chiederà un attaccante con caratteristiche differenti ed il mercato dovesse offrirmelo, allora non esiterò a girarlo altrove, ci sono decine di club brasiliani ed alcuni italiani, pronti a riempirmi di soldi per averlo».
Bisogna aspettarsi qualche colpo a gennaio, allora?
«Con Mazzarri ci siamo dati appuntamento a dopo l’ultima del girone d’andata contro la Roma (6 gennaio, ndr). Vedremo come sarà la classifica e ci comporteremo di conseguenza. Sicuramente, non arriveranno stranieri, sono troppe le problematiche per l’ambientamento».
In conclusione, presidente, se a fine stagione la penalizzazione dovesse essere determinante per un traguardo non raggiunto, che cosa farà?
«Assolutamente niente. Se ho deciso di stare nel calcio dovrò pure osservarne le regole, anche se certe sentenze procurano danni a catena, economici e d’immagine»