Il martirimonio di Insigne

matrimonioAncora distanziati dal piazzume del comunale già scorgevamo un follame tachicardico. Un vociare troglodita m’incuteva un quarto di timoria. Richiave l’incolumezza della mia fisicità, del portafogliame, e persino l’incastramento nel frullìo di carni vaccine. Un po’ mi spaventavano i furtivi di turnanza, sempre pronti all’acchiappanza di oggetti tecnicizzati, viste che mi faceva companatico un macchinoso fotografante e un aggeggio riproducente i personaggi in cerca di celebrolesità.

Intante da un macchinoso candeggiato con pellicina di daino si dave in faucità al corteo la nonna di Lorenzo; tutta ingioiellata abbozzave un salutare fascistinoso, e si direzionava sugli scaligeri che l’avrebbero condotta all’entrata del municipale. Applausi uscivano dalle manite infreddate, un moltitudino di esaltosi la minacciavane con la prossimità della loro corporanza; fu così che servienti comunitari sbarrarono il passeggio e accompagnarono la vegliarda sana e salvata oltre la ferocia degli applaudenti.

Passeggiavano altri dieci minutaggi e un clamoroso ancor più infernale scoppiava al limitare dello stradoso. Una voce si sparpaglieggiava come effetto dominato: era giunto proprio ora il macchinoso che conteneva la sposalizia. Sguardi infiltreschi arroventavano il parabrezze color fumoso, ecco un gambale venir fuori…OHHHHHH. La maschianza vogliosa e il donname invidiante, la maturanza spettegola e il vecchiume perverso, tutti erano vittima di un palpitìo prossimo alla misticità. La biancosa fu sottratta ai nostri pupilli, un cordone ombelicale gli faceva da protesi scudante; schiavi venivano costretti da frusteggi malefici a curvarsi come ponte sulla corporalità della Jenny; il popolame convenuto non era riuscito a visionarla.

Sfilavane intanto i parentadi minoritari: cuginame di primo, secondo e sedicesimo grado centigrado. Questi si mostravane propensi al flashio, al complimentoso. Si accaparravano il popolarame del loro consanguigno. Tacchi 14 che restavano inzippati nelle fessure dei san pietrini, capellosità che odoravano di laccanze e di asciuganze troppo insistite. E i loro accompagnatori in smoking-size, con ciuffetti di polipanza sulla sommità. Era un gallery umano non abituato al glamoroso per esimersi dall’esagerare.

Il cerimoniale proseguiva nell’occultanza, e il follame spazientito cominciava un bestemmicidio che ora si direzionava contre il santismo, ora contre lo stesso Insigne e la sua lungaggine… nella dichiaranza del sì.

Ma ormai era arrivate il momento clou-wn. Lorenzo chiamate dalla gentosità acconsentive a mostrare il suo beatitudiname. Procedeva all’affacciosità dal finestro del palazzetto, e con mani aperte faceva benedicenza degli adoranti gelanti. Di fiancheggio la sua metà ingaggiata per essere intero, e tutti e due, dopo la tripudianza, sparvero dall’occhianza come santità aspirati al paradisiaco inaccessibile.

Carlo Lettera
Riproduzione riservata
Fonte foto:Michele Weeaa Del Prete

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