Lui, Mazzone ne ha viste di tutte e di più. Dalla corsa sotto la curva avversaria con il Brescia fino alla delusione per la retrocessione inaspettata con il Bologna. Mazzone è uno di quegli allenatori che la sanno lunga, che fanno dell’esperienza un punto di forza. In un’intervista al Mattino il tecnico romano dice la sua in vista della supersfida di domenica sera al San Paolo. Prima, però, ci tiene a precisare un punto: “Non saranno le due squadre più forti d’Italia, ma le tifoserie di Napoli e Roma non hanno rivali… Juve, Milan e Inter una passione del genere se la sognano la notte”.
Mazzarri contro Zeman: chi vince?
«Io sono romanista, la risposta è un po’ condizionata dalla mia fede calcistica. Però il Napoli ha una organizzazione di gioco, una tattica e una strategia che i giallorossi col boemo non hanno».
Insomma, finisce pari?
«Lo escludo. Questa è una partita straordinaria, per certi versi simile al derby di Roma. E poi prima un pareggio era una mezza vittoria, ora diventa una mezza sconfitta. Sia per chi gioca in casa che fuori».
Chi preferisce tra i due tecnici?
«Forse Mazzarri, ma solo perché credo di non averlo mai incontrato sul campo e quindi non ho avuto mai modo di litigarci (ride, ndr). Zeman alla Lazio invece era un bell’osso duro. Però gli ho dato parecchie ”legnate”. Lui è uno che è bravo a caricare l’ambiente e io prima di un derby dissi ai miei: ”Vedete cosa sta dicendo? Ci vuol far arrabbiare”. Vincemmo 3-0. Una gara perfetta».
Margini per rimontare la Juve?
«Il vantaggio che hanno adesso i bianconeri è notevole, Conte può solo gettarlo al vento questo scudetto: chi insegue non può permettersi più scivoloni o passi falsi. Quindi è chiaro: chi vince al San Paolo non lo so se prenderà la Juve, ma chi perde è chiaro che il primo posto se lo dimentica. Questo è sicuro. Ma quello che può servire è anche qualche buon rinforzo a gennaio».
Questa è sfida per un tecnico psicologo o per un condottiero?
«Zeman dirà: andiamo all’attacco, sia pure tenendo conto che la Roma ha un’organizzazione tecnica come pochi in Europa e individualità di enorme spessore. Il boemo è particolare, magari neppure legge la formazione avversaria. È fatto così… Mazzarri starà invece studiando i punti deboli della Roma, avrà visto i filmati delle partite e spiegato a ogni suo giocatore quello che dovrà fare in campo. Un po’ come facevo io».
Come sta gestendo la Roma il caso De Rossi?
«Penso che De Rossi debba essere uno degli intoccabili. Secondo me non andrebbe mai messo in discussione, ma non voglio criticare Zeman che probabilmente voleva dargli una scossa quando lo ha messo fuori. Lo facevo anche io con alcuni giocatori. Daniele è un calciatore importante non solo sul piano tecnico, ma anche per la sua immagine e la sua romanità».
Cavani o Totti l’uomo del match?
«Per me Francesco è come un figlio, io sono fatto come sono fatto ma poi m’affeziono. Tutto quello che ha toccato lui nella sua carriera, diventa oro. Io dico sempre che la Roma non gioca in undici, ma dieci più Totti. Ma non mi fate rispondere: anche perché io al Napoli, anche se ci sono stato poco, sono molto legato».
Infatti, questo è un po’ strano vista la durata del rapporto.
«Mi sono sempre sentito in colpa per non essere riuscito a raddrizzare la situazione quando gli azzurri mi chiamarono per non andare in serie B. Ma proprio per l’affetto con i napoletani rinunciai… Trovatemi uno in Italia che strappa un contratto»
Raffaele Nappi