ROMA – “Il nostro unico obiettivo deve essere quello di preservare l’integrità, i valori e la passione del calcio che è una realtà a rischio. Dobbiamo allontanare il fenomeno del calcioscommesse“. Sono le parole del presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, nel corso della conferenza ‘Calcioscommesse: il lato oscuro del bel gioco’ tenuta presso la Scuola superiore di Polizia di Roma. Abete ha poi sottolineato che il calcio italiano ha comunque reagito per combattere il fenomeno: “Conviviamo col calcioscommesse dal primo giugno 2011, quindi da circa 20 mesi – le parole del numero uno della Figc – Il mondo del calcio ha retto l’urto di questa situazione difficile facendo squadra e rispettando il lavoro degli organi istituzionali. Le scommesse sul mondo del calcio rappresentano l’85-86% del totale del Paese”. “Dobbiamo migliorare il quadro normativo esistente a livello nazionale e internazionale – ha quindi concluso Abete – Vanno rafforzate le sanzioni e la capacità di incidere sul tema della frode sportiva”.
FATTURATO COME LA COCA-COLA – “Le scommesse clandestine sono un settore che vale centinaia di miliardi l’euro l’anno. Gli allibratori hanno introiti paragonabili a società come la Coca Cola. È come un’idra, un mostro a tante teste che dobbiamo uccidere insieme”. Lo ha detto il segretario generale dell’Interpol, Ronald K. Noble, intervenendo alla conferenza Interpol sul calcio scommesse.
LA PRIMA CONFERENZA – Noble ha spiegato che quella di oggi “è la prima conferenza sul calcio scommesse che riunisce i segretari generali di Interpol, Fifa e Uefa”. Il segretario generale dell’Interpol ha ricordato che “il fenomeno del calcioscommesse è diffuso il tutto il mondo, nessun paese ne è immune. Nel 2011 l’Interpol ha creato una task force apposita che ha contribuito a numerose operazioni di polizia. Il contrasto – ha sottolineato – è un compito arduo, un cammino che non finirà mai, ma c’è tanto che possiamo fare e continueremo a combattere colpo su colpo”.
IL CAMPIONATO – “Con questa tempistica si rischia di falsare il campionato? È tutto da dimostrare, e poi non è possibile concentrare tutti i procedimenti quando il campionato è fermo perchè per un anno ci sarebbe una sorta di ‘liberi tuttì“. Rimandare i processi sportivi a fine stagione, in concomitanza alla pausa agonistica, è un’ipotesi che non piace per nulla a Giancarlo Abete. Il presidente della Federcalcio, a margine della conferenza ‘Calcioscommesse: il lato oscuro del bel giocò, organizzata a Roma dall’Interpol con la partecipazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza italiano, dell’Uefa e della Fifa, invece sottolineato come “i tornei vengono falsati quando non si applicano le norme vigenti, e non quando accadono eventi che non sono condivisi. Se c’è un soggetto che a un certo punto viene imputato di una responsabilità diretta non si può affrontare l’argomento a fine stagione, non esiste“.
RESPONSABILITA’ OGGETTIVA – Diverso il discorso sulla responsabilità oggettiva, criticata dai club coinvolti con i propri tesserati nei processi legati al calcioscommesse. “Giustamente le società trovano difficoltà ad accettare la responsabilità oggettiva a fronte di situazioni che non sono direttamente imputabili a loro – ha ammesso Abete – ma non si deve dimenticare che resta un caposaldo dell’ordinamento sportivo internazionale poichè che è prevista anche da Fifa e Uefa. L’Italia a bocce ferme farà una riflessione sul quadro normativo, ma non può uscire da un contesto di regole internazionali“. Infine, sui rumors legati a una possibile accelerazione da parte della Procura sportiva sul deferimento del capitano della Lazio, Stefano Mauri, Abete si è limitato a ricordare che “di rumors se ne sentono tanti, ma una cosa è l’iter collegato alla magistratura ordinaria, altra cosa è invece il deferimento per motivi sportivi“. “I due ordinamenti infatti sono diversi, e si possono avere sanzioni sul piano sportivo senza averne su quello penale – ha concluso il numero uno della Figc – Per operare, però, la Procura di Palazzi deve prima ricevere la documentazione validata da parte delle Procure della Repubblica“.
Fonte: Corriere dello Sport