Ennesima occasione per farli tremare, che sia la volta buona?

20130113_inler7-620x320Altro giro, altra corsa. Il fato, le sfortune altrui, la mano-guida di Granqvist o l’arbitro Guida che dir si voglia sono intervenuti a ricandidare il Napoli lassù, dove qualcuno, evidentemente, non lo ama. Ma si sa, la fortuna è cieca e non bada a provincialismi da quattro soldi che si identificano nella provenienza, nel paese che ha dato i natali, dalla posizione geografica che, secondo alcuni, determina atteggiamenti e condiziona i risultati. No, questa volta non vogliamo cadere nel gioco atto ad ingannare le nostre ingenue velleità, che hanno come unico fine quello di alimentare quella famosa fiamma della passione verso i propri colori. Questa volta ci guarderemo dall’essere ben più spietati di quanto non lo siamo stati nei mesi scorsi, ma solo ed esclusivamente sul campo, quando qualche altra occasione s’era affacciata ma la “banda Mazzarri” aveva cominciato a farsi tremare le gambe.

Paura di stare in alto? Vertigini? Sciocchezze, oggi siamo maturi e abituati alle temperature d’alta classifica, dove soffia forte il vento gelido della pressione, della critica, delle pretese verso chi ti ha oramai etichettato come l’alter ego dei signori che padroneggiano in classifica, che nelle ultime ore hanno rabbie e rancori da sfogare verso il sistema calcio, una volta alleato attraverso oscuri ed arcani motivi. Questa è la domenica della verità, poiché, con Febbraio alle porte, non è più possibile rimandare ancora questa benedetta necessità di conoscere le tendenze di un destino, quello azzurro, che ha bisogno di una identità, che ha una voglia matta di venir fuori ed urlare finalmente le proprie intenzioni. Con una vittoria, il margine nei confronti dei bianconeri si ridurrebbe a tre sole lunghezze, e c’è già chi sogna in città di arrivare con questo gap fino alla fatidica data, quel 1 Marzo che sa tanto di giorno del giudizio.

Per il momento il Napoli è chiamato a fare il proprio dovere, e cioè dare un fendente al ventre bianconero e sfatare il tabù delle grandi squadre che a Parma non l’hanno mai spuntata, per far cadere quel velo di timidezza che spesso ha soffocato le reali velleità del club di De Laurentiis, ultimamente accusato di avere una non ben chiara “sindrome da secondo posto” a causa dei sintomi sopracitati. Se la politica degli azzurri è sempre stata quella dei piccoli passi, guardare ad una partita alla volta, bene, quest’oggi non guardiamo al di la della partita che c’aspetta, ma che l’area di rigore parmense sia un bunker da cui bisognerà tentarle tutte pur di buttarla dentro per conquistare il bottino pieno. Vada retro ai pareggi e alla mentalità da “punticino” oggi serve fare la voce grosse, ma per davvero, senza preparare l’ugola per poi steccare, serve un acuto degno di un grande soprano, serve come il pane che gli azzurri portino a termine una magnifica opera. 

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