Sono le tre e vorremo che questa notte da primi in classifica non finisse più. Forse è per questo che il nostro post partita è durato tanto e in realtà dura ancora. Qui sul divano, aspettando che facciano rivedere i goal, ancora e ancora.
Siamo pazzi, lo so. Ma andiamo con ordine.
E’ un sabato che comincia già pensando al Napoli. La sera prima facciamo tardissimo, ma in buona compagnia.
E in effetti è la buona compagnia il filo conduttore, la chiave di tutto. Ma andiamo con ordine.
Dicevamo, un sabato che comincia all’alba, o comunque prima del solito mezzogiorno, perché dobbiamo assolutamente avere il biglietto di Lazio-Napoli nelle nostre mani al più presto. E non perché abbiamo già la testa allo scontro diretto di sabato prossimo, ma unicamente perché non vogliamo restare senza nel caso in cui l’entusiasmo contagiasse tutti, soprattutto se col Catania dovesse andare come tutti speriamo. E allora, sapendo di essere in buona compagnia in trasferta, compriamo il nostro tagliando, avvisando gli altri del gruppo che ora possiamo pensare solo ed esclusivamente al Catania.
E’ un sabato che scivola via veloce, tra un pranzetto, un sonnellino sul divano e qualche visitina nella serie B e nella premier League. Alle 16:30 già qualche pazzo ci chiama dicendoci che è lì, sorseggiando una birra fuori la curva. Lo avviso che è stata diffusa la notizia di una giusta protesta dei lavoratori dell’ippodromo, recentemente chiuso, davanti all’ingresso delle squadre con tanto di cavalli al seguito. Lui mi dice che la situazione è sotto controllo, ci pensa lui a far smammare i cavalli. Io so soltanto che quando sono arrivata, un’oretta dopo, la situazione era sotto controllo e qualcuno aveva fatto smammare i cavalli. Avranno trovato altra buona compagnia altrove.
Noi invece le buone compagnie ce le abbiamo allo stadio e allora, appena arriviamo, parcheggiamo ai soliti campetti e ci dirigiamo subito al solito gate. Questa volta la perquisizione è gentile, al buio e senza palpatine, tranne che il cappuccio del giubbino e il cappello di lana. Io, gentile e col solito sorriso, le faccio notare che non ho bottiglie, non ho scotch e nel cappello ci sono i capelli. Uh! Non sa quanti ne ho! Lei mi crede e mi fa andare, molto gentilmente. Così finalmente posso togliermi le bombe a mano dal cappello.
Al tornello solita questione. Avrebbero voluto farmi passare in buona compagnia, ma io insisto nel voler passare da sola. Una ragazzina vuole entrare con me, io le dico che ad ognuno il suo biglietto e lei mi avrà odiata. Io ho la sensazione di avere appena perso un’amica. Poco male, le compagnie non s’impongono, ma si scelgono con il cuore e con una rossa doppio malto.
Ma questa è un’altra storia.
Sono qui invece per raccontarvi di vento, pioggia, bufera e tornadi. Di migliaia di eroici che sono lì per poter tornare a casa da primi in classifica. E di undici eroi che sono in campo per uscirne da primi in classifica. Fosse anche solo per una notte. Una notte che vorremmo non finisse mai.
Il pre-partita corre tra l’organizzazione per Roma e il resoconto della partita della Primavera che alcuni di noi sono andati a vedere in settimana, i complimenti per gli azzurrini e le domande insistenti su quando si gioca la finale. Contro la Juventus, tanto per cambiare. E allora l’entusiasmo sale e pare che tutto il gruppo il 23 marzo voglia presenziare, senza se e senza ma. Gli azzurrini se la meritano tutta la nostra presenza e, capitando anche in una settimana di sosta della prima squadra, a noi ci va di lusso per non perdere l’abitudine degli spalti e dell’azzurro che conta. Il pre-partita vede come protagonista assoluto un grande ritorno. Con tre costole in meno, ma aveva pre-annunciato il suo ritorno per agguantare il primo posto e l’ha fatto. Facendo attenzione a non abbracciarlo troppo forte, abbiamo cercato in modi alternativi di dimostrargli il nostro affetto e la nostra gioia nel vederlo lì. Ipotizzando persino materassini per attutire eventuali altre cadute. Non si sa mai. Lui dice che ce n’è bisogno, noi desistiamo, ma tremando ad ogni suo passo tra le gradinate. La buona compagnia serve anche a questo.
Qualcuno porta le chiacchiere di Carnevale, ma la nostra scaramanzia ci fa aspettare la fine della partita per aprirle. Oggi deve andare tutto nel verso giusto.
E così è stato. I primi 10 secondi vediamo un Pandev impazzito. Prende palla, ne scarta uno, sombrero, o almeno dall’altra parte così sembra, ne scarta un altro e tira a volo, o almeno dall’altra parte così sembra. Sta di fatto che se entrava quella, saremmo stati qui a raccontare solo di lui.
E invece siamo qui a raccontare di un Hamsik sempre più stellare. E quando Cavani non brilla, lui brilla ancora di più. A raccontarvi di un Grava che all’inizio ha spaventato tutti, ma che abbiamo solo potuto applaudire, tranne che per quel gesto di nervosismo inutile e poco pregevole. Ma è un guerriero e di questo gliene dobbiamo dare atto. A raccontarvi della partita numero 259 del capitano, eguagliando il record di un altro capitano che non sto qui a santificare, come dovrebbe essere fatto. Non ora, almeno. E nella sua partita numero 259 segna un goal pesante che chiude i giochi con un Catania che nel secondo tempo ci ha provato. Ma sono lontani i tempi in cui con due calci d’angolo ci rimontava due goal all’ultimo minuto. Sto qui a raccontarvi di tre punti voluti, combattuti, strappati, ottenuti e goduti fino in fondo. Sto qui a raccontarvi di una bella compagnia. Una bellissima compagnia. Quella che ha adesso la Juve in cima alla classifica. La nostra bella compagnia.
Insomma. Sono qui per raccontarvi di vento, pioggia, bufera e tornadi. Di migliaia di eroici tifosi che sono tornati a casa da primi in classifica. E di undici eroi che sono stati in campo per uscirne da primi in classifica. Fosse anche solo per una notte. Una notte che vorremmo non finisse mai.