Capitano, mio capitano!

602696_527048123983653_2043485300_nDalle stalle alle stelle.

E’ sempre piacevole e gratificante narrare una storia che può essere semplicemente ed essenzialmente sintetizzata avvalendosi della frase sopra citata, poiché ha come epilogo un lieto fine.

Ancor più gaudio conferisce al racconto il fatto che il protagonista, l’eroe le cui gesta verranno encomiate, è un figlio naturale di questa terra, nelle cui vene scorre il fervore di Masaniello e quel mix di ideologie e valori che contraddistinguono il popolo che ha imparato a vivere all’ombra del Vesuvio e a convivere pacificamente con quel “gigante buono“.

Si, lui, proprio lui, il capitano, il nostro capitano, Paolo Cannavaro.

Lui, quello che ha vissuto momenti infernali, allorquando la giustizia sportiva lo ha scaraventato nel lugubre ed infausto oblio della squalifica, strappandolo via dal campo, gettandolo in uno stato d’animo di profondo e legittimo sconforto.

Lontano dalla sua squadra, dalla sua gente, dal suo stadio, quindi dalla sua casa, come un martire esiliato, vincolato all’obbligo di rimanere relegato lontano dalla sua terra, condannato ad indossare le strette ed inappropriate vesti dello spettatore impotente ed incapace di fornire il suo contributo alla causa azzurra.

Il capitano è stato, così, costretto a vivere il momento più emblematico ed ostico della sua carriera.

Poi, è giunta la giustizia, quella vera, a liberarlo da quell’incubo, affinché potesse nuovamente scendere in campo, con la fascia verde stretta intorno al braccio sinistro e tornare a prendere per per mano la sua squadra, giudandola verso nuovi, ambiti, prestigiosi, ma, ormai, tangibili e sempre più malleabili traguardi.

Ieri sera, però, il capitano ha fatto molto di più.

Ha consacrato il suo momento magico nel magico momento del Napoli, intrecciando la sua notte da sogno con la notte da sogno di Napoli, in un crescendo di emozioni, al ritmo di un valzer che profuma di tarantella e colora di azzurro le urla di gioia, esplose allorquando è il capitano a salire in cattedra per gonfiare la rete per la seconda volta, così da ipotecare i tre punti e mettere al sicuro il risultato.

Ci pensa lui a proteggere la vittoria, ritornando in difesa, dopo quel tripudio di orgoglio e fame di riscatto, culminato in un gol contornato dalla gioia di Napoli: la sua e quella della sua gente.

Ha segnato il capitano!

Napoli esulta, gioisce, festeggia con Paolo, per Paolo, grazie a Paolo.

La vita toglie, la vita rende.

Il destino, la giustizia o chi per loro, hanno un cospicuo debito nei confronti del capitano e tocca al capitano riscuotere le infinite emozioni e le innumerevoli altre soddisfazioni che adesso le sue mani sono chiamate ad afferrare.

Luciana Esposito

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