Cavani? Hamsik? Forse tutto il Napoli

Curiosità - il Napoli mai primo nel girone di ritorno: l'ultima volta fu nel '90, l'anno del secondo scudettoAltrove sono l’organizzazione e la qualità del gioco, la società e l’esperienza, la storia e l’abitudine a vincere. A Napoli, è la “fortuna di avere l’uomo in più”. Network e giornali, da mesi, scandiscono l’ammirazione, sacrosanta, ora per il Matador Cavani, adesso per Marek Hamsik, e, fino all’anno scorso, per il Lavezzi andato via per iscriversi al marketing petrolifero del caravan PSG.

In questa stagione, poi, inutile parlarne. Discuterne sarebbe l’azzardo delle valutazioni. Se è vero che il superbo rendimento di Cavani fa quella differenza tanto ricercata dagli operatori di mercato, dai direttori sportivi e dagli allenatori, se è vero che il colpo di mercato chiamato Hamsik, comprato per pochi milioni, e adesso, dopo un bel po’ di tempo all’ombra del Vesuvio ne vale parecchie decine, fa la stessa differenza di cui sopra, se è vero che l’Inler ritrovato dispensa saggezza in quel centrocampo che tanto ne aveva a lungo desiderata una, se è vero che il Pandev recuperato ottimizza con sapienza la sua efficacia tattica e le qualità tecniche, se è vero che Insigne sta imparando la teoria dei “venti minuti”, nei quali, spesso, sposta gli equilibri della partita, se è vero che Behrami ancora lo rimpiangono in quella Fiorentina che ne avrebbe tanto bisogno, se è vero che molte altre probabili verità sono da rilevare in mezzo all’impianto lentamente costruito dagli anni del nuovo Napoli, allora ci si accorgerebbe che, forse, in più di una partita – vedi Palermo, Parma e Catania (per citarne qualcuna) – la rosa azzurra ha saputo aprirsi sfoggiando petali che non brillano soltanto della solita luce, ma pure di quella che per trovare ogni volta vigore, ha bisogno di starsene nell’ombra.

E, se vogliamo proseguirla, questa metafora floreale, aggiungiamo pure che quando a Napoli s’è sentito profumo di “qualcosa” d’importante, non è stato soltanto per la presenza provvidenziale di Maradona, ma pure per quelli come Romano, con tutto il rispetto.

Dove se ne stanno, quelli che quando il Matador torna per un momento sulla terra, al suo posto provvede qualcun altro? Chissà, magari a scovare qualche altro nome che sostituisca l’efficacia di una squadra dove la forza, forse, è l’aver cucito addosso a tutti la giusta dimensione.

Se poi lì in mezzo, si muovono calciatori come Cavani e Hamsik, con un po’ di affettuosa ironia, potremmo pure chiamarla normalità dell’eccellenza. Ma a Napoli, speranza non più vana, spuntano indizi che fanno pensare che non sia più dote di pochi.

 

Sebastiano Di Paolo

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