Messe momentaneamente in stand-by le vicende italiane, che vedono gli azzurri esibirsi in un estenuante tira e molla con la Juventus, è tempo di riversare risorse fisiche e mentali a Plzen, nuova tappa che, nella speranza collettiva della tifoseria, potrebbe condurre il Napoli alla finalissima di Amsterdam; discorso precoce, sicuramente, ma un pensiero seppure piccolo è doveroso farlo, perchè l’Europa League non è una competizione di Serie B, a maggior ragione nella fase ad eliminazione diretta, dove il tasso di difficoltà dell’impegno cresce smisuratamente, con l’innesto delle squadre “retrocesse” dalla Champions League.
Ed è proprio qui, nella fase ad eliminazione diretta, che il Napoli manifesta, ed ha manifestato storicamente, delle evidenti lacune trasformandosi nel proverbiale “brutto anatroccolo” nelle partite con la formula andata-ritorno, in una versione regressa del “principesco cigno” ammirato nelle fasi a girone all’italiana. Tre apparizioni in queste ultime, (Europa League 2012-2013, Champions League 2011-12, Europa League 2010-2011) e tre brillanti qualificazioni talvolta a scapito di formazioni sulla carta più attrezzate degli azzurri, ma il bottino diventa deprimente se pensiamo alla fase successiva, nella quale gli azzurri hanno sempre visto interrompere il loro cammino. Nessuna qualificazione negli ultimi tre tentativi, contro il Chelsea negli ottavi della scorsa Champions League, contro il Villareal nei sedicesimi di Europa League 2010-2011, e contro il Benfica nel primo turno dell’ormai defunta Coppa UEFA 2008-2009.
Tralasciando i turni di Intertoto del 2007-2008, che per qualità di squadre affrontate (Panionios e Vllaznia Shkoder) lasciano il tempo che trovano, la serie negativa degli azzurri può allungarsi (anzi inizia) nella lontana Coppa UEFA 1994-1995, quando gli azzurri vennero eliminati dall’Eintrachr Francoforte con un doppio 1-0 a favore dei tedeschi.
Per trovare l’ultima circostanza nella quale gli azzurri hanno conquistato la qualificazione, dobbiamo retrocedere di un turno nella succitata edizione di Coppa UEFA, e trovare gli azzurri vittoriosi nel doppio confronto col Boavista. Fu 2-1 al San Paolo, con doppietta di Agostini, e un pareggio per 1-1 al Do Bessa con un gran gol di Benny Carbone a sancire il passaggio del turno.
Tante delusioni in una striscia negativa che bisogna interrompere e l’occasione contro il Viktoria Plzen cade proprio a fagiolo. Con tutto il rispetto per i campioni della Repubblica Ceca, a cui va tutto il rispetto, il Napoli sulla carte parte assolutamente favorito, a condizione che Mazzarri schieri in campo una formazione quanto più vicina a quella titolare; ricordiamo infatti che il Napoli B, inizialmente proposto dal mister e praticamente imbottito di seconde linee, era sull’orlo del baratro travolto a Dnipropetrovsk e ad Eindhoven, salvo poi qualificarsi con un turno d’anticipo grazie alle prodezze di Cavani, chiamato giocoforza in causa, onde evitare un’eliminazione poco decorosa.
Ad onore di statistica va inoltre aggiunto e ricordato che, come nelle ultime tre gare ad eliminazione diretta (Chelsea, Villareal e Benfica) anche stavolta gli azzurri giocheranno i primi novanta minuti in casa, giocandosi poi la qualificazione in Repubblica Ceca sperando che stavolta ciò possa portare esiti positivi.
Importanza capitale, in queste situazione, sarà la tenuta mentale e la gestione della gara nell’arco dei 180 minuti, forse la pecca a cui non è stato ancora posto rimedio, e che potrebbe essere colmata nell’arco di questa Europa League, che non può e non deve essere considerato un torneo da bassifondi, come qualcuno vorrebbe far credere. Ed è per questo che si andrà a Plzen per vincere. Forza ragazzi.