“Chi più spende, più vince”, un’equazione che nel calcio trova riscontri inversamente proporzionali alle cifre spese. Basta chiedere al presidente Al Khelaifi, patron del PSG per vedere l’effetto che fa.
In estate una campagna acquisti faraonica, da mettere in imbarazzo le leggendarie campagne “galactiche” di Florentino Perez; in un colpo solo messi a libro paga Lavezzi, Ibrahimovic, Thiago Silva, Verratti, Van de Wiel, Lucas e ultimo, ma non certo per importanza, Beckham.
Decine, se non centinaia, di milioni di Euro tra cartellini e salari ma, purtroppo per Al Khelaifi, gli scudetti ed i trofei si vincono con i punti in classifica e non con il denaro speso. Tradotto, il PSG guida la Ligue 1 ma con un margine ridottissimo, di soli due punti, sull’Olympique Lyonnais, squadra sicuramente blasonata, ma lontana dai fasti di qualche anno fa, quando dominava in lungo ed in largo.
Ad Agosto nessuno avrebbe scommesso un solo centesimo su una Ligue 1 ancora aperta ad inizio Marzo, una condizione imputabile sicuramente ai meriti del Lyon, ma in maniera più congrua ai demeriti dei parigini, incapaci di far valere sul campo la schiacciante superiorità conferitagli dalla qualità in abbondanza della rosa a disposizione di Sor Carletto Ancelotti. La sconfitta di Reims, nell’ultima di campionato, ha dimostrato quanto la squadra parigina leghi a doppio filo il suo destino a quello della verve Zlatan Ibrahimovic, indiscusso catalizzatore della manovra offensiva. Quando non segna lo svedese, si fatica ad andare in rete, ed un dogma che gli uomini dovranno sovvertire in tempi brevissimi, almeno in Champions, dove dovranno fare a meno dell’ex-milanista per due turni.
Beninteso, lo svedese sta recitando al meglio il suo ruolo di protagonista con le sue, fin qui, 24 reti stagionali (22 in campionato, 2 in Champions), ma le sue reti sembrano non bastare per poter prendere il largo ed amministrare un campionato dato per vinto forse troppo frettolosamente. Ma quali sono i problemi di questo PSG?
E’ paradossale parlare di problemi in una squadra che è comunque prima in classifica ed ha buone chances di qualificarsi ai quarti di Champions, dopo il 2-1 al Mestalla, ma innegabilmente c’è qualcosa non gira come dovrebbe in una squadra costruita non per vincere, ma per stravincere. Probabilmente la tantissime aspettative, che inevitabilmente si sono riversate su squadra e tecnico, hanno creato un effetto negativo che impedisce alla squadra di rendere al meglio, condannata a vincere, dominare l’avversario e dare spettacolo.
Anche la dirigenza ha la sua parte di responsabilità; comprare solo per soddisfare qualche capriccio personale senza una logica ben precisa non ha mai fruttato a nessuno. Anche Abramovic cominciò spendendo cifre assurde per giocatori non all’altezza solo per soddisfare il proprio ego, ed i riscontri in ambito europeo hanno tardato davvero tanto ad arrivare. La strada intrapresa da Al Khelaifi in questo primo anno e mezzo trova dei punti comuni con la gestione del magnate russo, nei sui primi anni “londinesi”
Ma naturalmente, le chiacchiere restano a zero, e saranno i fatti che emaneranno verdetti insindacabili su chi abbia ragione o torto. Tra tre mesi potremmo tessere le lodi di un PSG Campione di Francia, o Campione d’Europa, od entrambi, chissà. Per il momento non si può non tener conto di una bacheca ancora desolatamente vuota, dopo la prima disastrosa stagione sotto la gestione Al Khelaifi nella quale hanno gioito un pò tutti, tranne i capitolini. A Montpellier hanno festeggiato lo Scudetto, a Marsiglia la vittoria in Coppa di Lega ed a Lyon la Coppa di Francia. A Parigi non osano pensare a cosa succederebbe davanti ad un nuovo disastro calcistico, un “dejà vu” che stavolta qualcuno pagherebbe davvero caro, e non con i soldi dello sceicco.