Nove anni fa, quando De Laurentiis aveva appena preso il titolo del Napoli dalla Curatela Fallimentare del Tribunale di Napoli, non aveva nient altro che quello. Mancavano campo d’allenamento, maglie e palloni per la prima squadra, in realtà non c’era neanche quella, figuriamoci cosa poteva avere del settore giovanile, praticamente nulla. Proprio De Laurentiis, uomo di cinema e d’impresa ma certamente non esperto di calcio o di come costruire un settore giovanile, del quale non era rimasto assolutamente nulla, chiamò per partire da questo nulla Giuseppe Santoro, con il compito di mettere in piedi la miglior “scugnizzeria” possibile.
Essendo l’estate del 2004 il progetto partì con gli allora bambini classe 1994-1996, che Santoro ha tirato su e ha visto crescere.
Oggi “i suoi ragazzi” sono diventati uomini e si giocano qualcosa di importante nella finale di Coppa Italia Primavera contro la Juventus, mentre lui che forse sarebbe voluto rimanere più vicino ad un progetto giovanile figlio del suo lavoro, e a ragazzi che quasi considera anche essi figli, è diventato Team Manager della prima squadra. Ma si sa “e figlie so’ piezze e cor” e Santoro quando può se ne prende ancora cura, informandosi di loro da mister Saurini.
L’oggi Team Manager ma ex responsabile del settore giovanile del Napoli, parla così del suo lavoro di oggi e delle sue aspirazioni da dirigente della prima squadra:“Il mio compito attuale è di stare a stretto contatto con i big e mettermi a loro completa disposizione, specialmente in un momento come questo. Non faccio pronostici. Il mio augurio è di fare bella figura e magari riportare a Napoli un trofeo che manca da tanto tempo. Non sarà facile perché affronteremo un avversario che rispetto a noi ha investito almeno dieci volte tanto”
Ma il pensiero poi non può non andare a quello che è oggi il suo fior all’occhiello, il settore giovanile, dei risultati che si stanno raccogliendo e del lavoro che c’è stato in questi nove anni: «Raccogliamo oggi i frutti di un discorso partito da lontano, esattamente nel secondo campionato di serie C dopo che il Napoli perse la finale play-off contro l’Avellino. Non c’era niente, nessun filo conduttore col passato. Su cosa abbiamo puntato? Sui ragazzi del territorio. Oggi a parte un paio di stranieri, gli altri calciatori della Primavera, tra il ’94 e il ’96, provengono dall’hinterland partenopeo o dalla Campania», afferma il dirigente entusiasta che aggiunge: «Il nostro vivaio è diventato un punto di riferimento pure per le varie nazionali a partire dall’Under 17 a salire. Puntualmente sono convocati cinque-sei elementi. E’ un successo che voglio condividere con tutti i collaboratori di ieri e attuali. Senza il loro impegno, non avremmo potuto dare una base solida al nostro programma. Tra non molto, poi, vedremo all’opera diversi elementi in prima squadra. Lorenzo e Roberto Insigne sono un esempio da seguire e non un’eccezione”.
Fonte: Il Corriere dello Sport