E poi le voci hanno cominciato a evadere: e dal bunker di Castel Volturno sono diventate un’eco, un’onda (quasi) anomala. Le parole – pure stavolta – sono come pietre: ma in quel silenzio assordante con scadenza il 19 maggio, ciò che emerge è il dubbio amletico d’un uomo piegato su se stesso per cercar la risposta giusta da concedersi in tempi ragionevolmente brevi. Sì o no: e mentre il conto alla rovescia si va ultimando (meno nove alla fine del campionato), la solitudine è la compagna di viaggio alla quale Walter Mazzarri s’è poggiato, il rifugio in cui riparare per evitare di riflettere ad oltranza, lasciando che siano il campo (e gli avversari) a godere della precedenza.
LA SQUADRA – Quattro anni: la continuità tecnica ma anche la solidità di rapporti umani consolidati, l’empatia con il nucleo storico e la simpatia con gli ultimi arrivati, i risultati conseguiti e quelle affinità riscontrare a più riprese. Là dentro, nel chiuso dello spogliatoi, c’è un Napoli che attende e che – riservatamente – spera sia possibile proseguire in questo mandato più che soddisfacente (come raccontano le qualificazioni Europee ed il ruolo di star conseguito dal 2009), dare ulteriore consistenza al progetto tattico, rinforzarlo attraverso un sì che De Laurentiis ha sistemato come condizione per costruire il ponte del futuro: “Non gli metto ansia, non ha senso in questo momento creare distrazioni: ci vedremo quando sarà finita la stagione, ma lui sa che qui può restare sin quando vuole. Dipenderà da Mazzarri, insomma” . Il destino suo (ma anche quello partenopeo di Pioli) è nascosto sotto la panca.