Quasi un «patto di stabilità», una filosofia di vita. Quelli che un giorno erano i titolarissimi, c’è da scommetterci, resteranno sicuramente come gli «intoccabili»: poi le gerarchie le farà il campo, ovviamente, e però si ripartirà da chi già sa cosa chiede Napoli e cosa vuole il Napoli, cosa significhi giocare nel Napoli e quale peso comporti. Undici uomini e una maglia (a meno di clamorose sorprese).
In primis: Edinson Cavani. La volontà è espressa da quel contratto, dalla imponenza dell’ingaggio, dalla stima smisurata che è giusto avere per un uomo capace di arrivare a novantacinque reti in meno di tre anni: «Però se arriva un pazzo, con un’offerta di 70 milioni lordi di euro, la decisione spetterà a Cavani, che qui è amato e stimato da chiunque». Così parlò De Laurentiis, a più riprese: ma poi verrà giugno e bisognerà misurarsi con il mercato, con gli sceicchi e con le sterline: il Napoli sogna di rinascere intorno al re del gol; e poi con Marek Hamsik, il figlioccio di De Laurentiis («un ragazzo straordinario»), il leader silenzioso che da sei anni s’è preso il Napoli sulle spalle e se lo è portato in giro con il suo talento.
Alle spalle di Cavani, nella zona nevralgica, dondola Inler, napoletano da due stagioni e garantito da accordo da altri tre; e poi, indietreggiando, la bandiera – e il simbolo della longevità all’interno d’un club – è Paolo Cannavaro; e con lui, a condividere l’armonia del settore ma anche quello del gruppo, De Sanctis, fresco di rinnovo fino al 2015, la cui statura internazionale è ribadita dalle convocazioni in Nazionale.
Per il momento, c’è una formazione di «inavvicinabili», intorno ai quali continuare a dare spessore alla linea tecnico-tattica: Maggio può andare su e giù sulla fascia destra per almeno un biennio ancora; semmai, tra un po’, verrà il momento di discutere del rinnovo di Zuniga, che tra un anno e tre mesi, altrimenti, si svincolerebbe e che rappresenta ormai un fedelissimo di Mazzarri e garantisce la copertura tanto su una corsia quanto sull’altra. E a Behrami è bastato un paio di mesi per inserirsi con autorevolezza (e agonismo) nel mosaico.
Ma alle spalle delle «firme storiche» delle ultime annate, utili per conquistarsi la qualificazione in Champions e per vincere la coppa Italia, ci sono altre certezze: lo è, ad esempio, Migel Angelo Britos, che superati gli acciacchi ha ribadito la propria versatilità – da centrale o come difensore mancino – e poi (soprattutto) ci sono Insigne e Radosevic, le due testimonianze dirette delle intuizioni d’un club che osserva con cura i giovani (propri ed altrui), che ha nello scugnizzo di Frattamaggiore uno degli indiscutibili elementi della meglio gioventù nostrana e che nel mediano croato ha scommesso senza indugi ed ora aspetta di coglierne l’esplosione.
Fonte: Corriere dello Sport