Bel tempo e cattivo tempo non durano tutto il tempo: e ora ch’è primavera, in quel guscio riscaldato, c’è un Hamsik pronto a scatenarsi ancora, lasciandosi alle spalle il (solito) letargo e lanciandosi a braccia spalancate verso i propri sogni. Si riparte, con l’eco del 3-2 sull’Atalanta che ancora s’ode, e con la voglia matta di (ri)sistemare i conti per tenersi (almeno) la Champions diretta, per ridare un senso e una prospettiva agli ultimi messaggi lasciati ai propri fans attraverso un sito ch’è un collante immediato: “Adesso, dopo la pausa, dobbiamo riprendere l’iniziativa, per accelerare nel rush finale” . Meno nove: e per fa tornare il conto alla rovescia, servirà il “vecchio” Hamsik, quella via di mezzo tra Gerrard e Lampard capace di risolverle da solo, di sistemarsi il Napoli sulle spalle e di illuminarlo attraverso il genio della lampada.
AVANTI TUTTI – L’inverno è un nemico sistematico che ne congela il talento ma ora che l’aria s’è addolcita, l’Hamsik vicerè degli assist-man europei alle spalle di Iniesta può emergere in tutta la sua prepotenza, nella freschezza che serve a Mazzarri per alimentare Cavani,Pandev e Insigne, nella personalità di cui sente il bisogno il Napoli, all’inseguimento disperato dalla Juventus e però, soprattutto, consapevolmente convinto di potersi liberare dell’ombra del Milan: “Perché contro l’Atalanta abbiamo ricominciato a giocare come sappiamo fare e, superata la paura, siamo stati bravi a vincere: ora non vogliamo più fermarci” .
E’ TORNATO – L’ultimo Hamsik è un poster perfetto, un manifesto pubblico sulle caratteristiche che dovrebbe esperimere il centrocampista moderno: è interdizione ma è anche costruzione, è inventiva e però pure sacrificio, è un’intuizione dietro l’altra o anche una spruzzata di umiltà utile per superare le difficoltà collettive. E’, insomma, l’Hamsik d’inizio stagione, quello che diventa il laeder ed il punto di riferimento, il «figlioccio» preferito da De Laurentiis, il talento capace di stregare qualsiasi allenatore – Mazzarri compreso – il rifinitore o anche «l’esecutore materiale» : l’ultima rete, al Catania, è ormai vecchia di una quarantina di giorni (2 febbraio scorso, al san Paolo) e il clima stavolta ha virato al bello, gli si addice.
LA SCELTA – Si scrive Hamsik, però sembra di leggervi dentro il Napoli del futuro: perché in quel contratto firmato un anno e mezzo fa e con scadenza 2016, c’è la scelta di vita annunciata a più riprese ( “io qui sto bene, sono amato, sono felice e lo è anche la mia famiglia” ) e che adesso, dopo l’ennesimo passo in avanti, sembra
Il futuro sia chiama Napoli In questa città sto benissimo sono felice e i tifosi mi amano E, cosa fondamentale, anche la mia famiglia è contenta…
indiscutibile: Villaggio Coppola è a due passi da Castel Volturno, naso e bocca, e non è certo un dettaglio che Marek Hamsik abbia deciso di prendere casa – e di comprarla – proprio lì, a qualche curva dal proprio habitat naturale. Cinque anni già attraversati, il sesto in corso d’opera: dentro, ci sono, le qualificazioni in Europa League e in Champions, la vittoria in coppa Italia e le prime tre stagioni, quelle antecedenti all’arrivo di Cavani, da capocannoniere.
IL DIAVOLO – Fa le pentole e ad Hamsik, che il Milan avrebbe volentieri portato a san Siro qualche stagione fa, deve procedere con i coperchi, con il suo autografo su questo finale incandescente, emozionante, in cui c’è il Torino e poi il Genoa, il Milan (appunto) e poi il Cagliari, il Pescara e poi l’Inter, il Bologna, il Siena e infine la Roma, le avversarie «carissime» alle quali lo slovacco ha segnato almeno un gol nel suo quinquennio partenopeo. Ma il principe azzurro ha fame di gloria: “Ora che abbiamo ripreso a fare bene quello che sappiamo fare, non intendiamo fermarci più” . Forse è una minaccia o, più teneramente, una promessa: l’Europa che conta non può certo attendere ancora…