Cesare Prandelli, attuale commissario tecnico della Nazionale Italiana di calcio, ha rilasciato una lunga intervista a “Il Mattino”. SpazioNapoli.it riporta i tratti salienti di questa intervista sottolineando i passaggi sul Napoli e su alcuni giocatori azzurri in ottica nazionale.
Campionato, la Juve è già campione d’Italia?
«Mi sembra complicato poter infastidire il cammino dei bianconeri verso il secondo titolo consecutivo, ampiamente meritato per la continuità di rendimento e anche per la qualità delle prestazioni».
Cosa è mancato al Napoli?
«Il Napoli è protagonista di una stagione strepitosa: forse è mancata una rosa più ampia e più completa. Ma questo visto dall’esterno, sia chiaro».
La sorprende il Napoli così in alto in classifica?«Certo che no. Oramai il Napoli fa parte delle big del calcio italiano, ha aperto un ciclo di successi: il modello De Laurentiis è competitivo e i risultati gestionali lo dimostrano».
Quali i meriti di Mazzarri?
«Ha sempre creduto nel 3-5-2, lo ha perfezionato, modellato e adattato su misura ai calciatori».
Se Cavani volesse andar via, lo lascerebbe partire?
«Mai. Lui è l’emblema degli attaccanti di ultima generazione: ha senso del gol, non dà punti di riferimento ai difensori, è generoso e corretto. Il sogno di ogni tecnico. Come Hamsik: corre, fa assist e conclude pure l’azione. In pochi in Europa fanno questo genere di lavoro».
Perché non ha mai convocato, neppure una volta, Paolo Cannavaro?
«Sia ben chiaro: non perché non lo meritasse. Anzi, in certi momenti è stato strepitoso. Io lo conosco dai tempi di Parma, ma quando si chiama un giocatore non lo si fa per premiare il suo rendimento, ma facendo delle valutazioni legate al futuro. La prima domanda che mi faccio è: quanto tempo può restare con noi? Per questo ha avuto un senso, in questa ottica, convocare Ranocchia, Bonucci, Ogbonna».
Come ha preso la rinuncia di De Sanctis alla Nazionale?
«Posso dire che è stato il momento più commovente e toccante di questi miei tre anni da ct. Morgan ha usato della parole meravigliose, ha commosso tutti. Gli ho però strappato una mezza promessa: la porta della Nazionale per lui resta ancora socchiusa. Sa che potrei aver bisogno ancora di lui».
Si aspettava che Insigne giocasse di più con Mazzarri?
«Mi sembra che la sua crescita sia costante. In questo momento, nel gioco dei dualismi che tanto piace alla gente, lui è un po’ l’alternativa a El Shaarawy. Sono giovani e pieni di talento e spero che con il tempo imparino ad adattarsi ad altri ruoli».
Nel valzer delle panchine, per la prossima stagione, il suo nome è sempre presente.
«Ho un contratto con la Federazione sino al 2014 e intendo rispettarlo».
E se la chiama De Laurentiis?
«Non cambia nulla. A Napoli potevo venire a 18 anni, mi voleva Janich: ma dovevo fare l’esame per il diploma. E mia madre me lo vietò: allora si usava così».
Fonte: Il Mattino