Ore 7:30. Sono in auto, sto andando a lavoro e ascolto come sempre Virgin Radio. Al mattino è Dr. Feel Good a tenermi compagnia, e lo fa, oltre che con tanta buona musica rock, anche con notizie strambe o comunque degne di commento. Di solito le ascolto distrattamente, complice la voglia di starmene ancora a letto unito alle cose da fare e che non mi fanno stare ancora a letto. Ma stavolta una di queste notizie mi ha fatto strabuzzare gli occhi. Una roba che è anche alquanto pericolosa se la si fa sull’asse mediano mentre di fatto stai ancora dormendo. Comunque, senza divagare, ascolto questo: “Nel barese, un’ordinanza comunale vieta di giocare a pallone in strada.”
Appena realizzo che in qualche paese non meglio specificato, poi scopro essere Bitetto, in provincia di Bari, qualcuno sta vietando ai bambini di giocare a pallone, sia calcio che pallavolo che palla avvelenata, in strada, forse l’unico spazio disponibile e accessibile, la mia mente vola a quando noi non facevamo altro e a quanto era bello.
Sfido chiunque di voi a dirmi che non ha mai dato un calcio ad una palla in piazzetta; mai improvvisato una porta di calcio e giocato ai “tiri a porta” con un compagno; mai immaginato una linea dei tre metri, una rete in mezzo e una linea di battuta di un campo di pallavolo nel bel mezzo di un parcheggio; mai messo spalle al muro i propri compagni e lanciato pallonate per colpirli ed eliminarli. Vi sfido e so di vincere.
E sfido chiunque di voi a dirmi che non ha mai perso un Super Santos in un giardino privato, o implorato il vicino di non bucargli il Super Tele, o non ha mai fatto una colletta tra gli amici per comprare una palla qualsiasi. Vi sfido e so di vincere.
Sfido chiunque di voi a dirmi che non è mai tornato a casa con un ginocchio sbucciato e ha continuato a prenderle dalla mamma. O che non ha mai esibito la sua maglia del Napoli, fiero, correndo nel parco o dribblando tra le auto e i motorini. Vi sfido e so di vincere.
E una volta vinto, vi invito ad immaginare la vostra infanzia e adolescenza senza tutto ciò. Triste, eh?!
Bene, caro sindaco di Bitetto, dire che “rilevato che sul territorio comunale si manifestano comportamenti che contrastano con la fruibilità del patrimonio civico e di tutto il contesto urbano…è vietato: giocare a pallone” potrebbe sì salvaguardare la quiete pubblica, ma potrebbe anche significare non far sognare più ragazzini capaci, invece, di immaginarsi stadi pieni in un vicoletto, potrebbe significare non insegnare più ai bambini il valore della condivisione di un pallone o del chiedere scusa quando si rompe il vetro di un vicino.
Proprio qualche sera fa ero con mia sorella al centro storico e, distraendomi un attimo per guardare un maxischermo che trasmetteva, manco a farlo apposta, una partita di calcio (Real-Bayern), mi sono poi resa conto di essere accerchiata da un piccolo Cavani, un piccolo Insigne, un piccolo Hamsik. Ero nel bel mezzo di un campo di calcio, con tanto di porte e maglie azzurre, un campo di calcio grande quanto mezza piazza Miraglia. Una volta capito che stavo interrompendo un calcio d’angolo, ho chiesto scusa e lasciato spazio al piccolo Hamsik. A Bitetto non avrei mai potuto interrompere una partita vera distratta da una partita finta in tv. E sfido chiunque a dirmi che Cristiano Ronaldo sia più vero del piccolo Hamsik che riesce a vedere un vero campo di calcio nei vicoli del centro storico di Napoli. Vi sfido e so di vincere.