La conquista della qualificazione per la Champions League, con due giornate d’anticipo ha conferito un corpulento sapore alla stagione degli azzurri.
Entusiasmo legittimo, ma anche enfatizzato dalla gran festa tenutasi al San Paolo domenica scorsa, prima della partita contro il Siena.
Fuochi d’artificio, musica, standing ovation, il tutto contornato da un vortice di promesse, aspettative, belle parole.
Entusiasmo lecito, necessario e sufficiente per eludere l’amarezza conseguente alla mancata conquista del tricolore, traguardo che, in alcuni momenti della stagione, sembrava più che tangibile per gli uomini di Mazzarri, ma, alla fine della corsa, la “Vecchia Signora” ha dimostrato di avere più fiato o, forse, gli azzurri hanno palesato di disporre di polmoni ancora troppo piccoli per assicurare una continua e costante cavalcata.
Cambiando gli ordini dei fattori, il risultato non cambia, comunque.
Lo scudetto è della Juventus, anche quest’anno.
Stasera, proprio stasera, tutti gli occhi della Napoli calcistica sono puntati sull’ennesima festa Champions, stavolta la location è Villa D’Angelo e, come di consueto, i calciatori, accompagnati dalle rispettive ed avvenenti compagne, hanno sfilato davanti al prevedibile bagno di folla e fotografi.
Tutti stasera si chiedono quale sarà il menù scelto per celebrare l’accesso diretto all’Europa che conta piuttosto che quale sarà l’abito indossato da Lady Dzemaili&company per questa ricorrenza.
Eppure, proprio in concomitanza con l’incipit della cena, sul più prestigioso, ma meno lussurioso campo dell’Amsterdam Arena, ha avuto luogo “una certa partita“.
O meglio una finale, quella di Europa League, tra Chelsea e Benfica.
Quella stessa Europa League che il Napoli ha buttato via, come la più insipida e sciapa delle minestre.
Tuttavia, se il Napoli avesse partecipato a quella competizione, approcciando ad ogni singola gara “da Napoli“, probabilmente, stasera, l’intera città avrebbe avuto una ragione valida ed altresì gioiosa per precipitarsi in strada a festeggiare, piuttosto che contendersi un fazzoletto di spazio in prossimità della sede del “cerimonioso festeggiamento” per sperare di vedere qualche azzurro sfrecciare a bordo della sua fiammante auto.
Il rammarico può e deve essere legittimo e non si può consentire allo sfarzoso ed elegante mantello nel quale è stata avvolta questa serata di coprire un dato di fatto, tangibile ed inattaccabile.
Se non fosse sceso in campo “il Napoli delle riserve“ o se queste ultime fossero state realmente innesti qualitativamente intercambiabili con le prime linee e capaci di contendersi a pari armi la maglia da titolare, basandosi su quanto hanno mostrato e dimostrato in Campionato dagli azzurri, è lecito concludere che, stasera, al posto del Chelsea o del Benfica, potevano esserci Cavani e company.
Chiudere quest’annata, senza dubbio, da applausi innalzando una coppa verso il cielo, tuttavia, avrebbe conferito un ulteriore ed assai più significativo valore alla stagione, nonché un’aggiuntiva fondatezza ai festeggiamenti stessi, così da farli risultare meno spropositati ed eccessivi, agli occhi dei signori del Nord.
Da quanto è accaduto in contemporanea su questi due differenti “terreni di gioco” nel corso di questa serata, doveroso, perciò, risulta, estrapolare degli spunti da ergere a sensati e seri oggetti di riflessione.
In primis: questa è una squadra destinata a battagliare sempre, solo ed esclusivamente su un solo versante?
Non lasciamoci abbagliare vista e pensieri dai flash dei fotografi.
Napoli non merita fumo ed illusioni, ma coppe e successi sudati sul campo.
Luciana Esposito
Riproduzione Riservata