Questa è la storia di due amori: quello tra Geppino Marino, “l’uomo dei record”, allenatore del Napoli Carpisa Yamamay, e sua moglie Francesca e quello che lega, in maniera altresì eterna ed indissolubile, il tecnico partenopeo al calcio.
Amori dissimili eppur affini nella loro eterogenea e sincera veridicità, amori intrecciati, resi solidi e fermi dalle certezze che ne assemblano le fondamenta, amori abilmente capaci di tramutare le insidie che hanno incontrato lungo il loro cammino in erculei e volitivi punti di forza ed è questo che deve farci dedurre, con insindacabile certezza, che è il racconto di due amori veri.
In realtà, la voce narrante che muove le mie mani è proprio quella di Francesca, giovane, ma già scaltrita e solida donna, madre premurosa ed impeccabile, moglie protettiva e devota.
La vita gli ha imposto di diventare grandi in fretta, loro non si sono sottratti al loro destino, ma, anzi, hanno saputo maturare, non circoscrivendo la loro crescita esclusivamente al corpo, ma piuttosto espandendola a tutte le sfaccettature che contraddistinguono un essere umano: anima, testa, cuore, carattere, indole.
Si sono sposati giovanissimi e pochi mesi dopo è arrivato Gennaro, uno splendido bambino che, a dispetto delle teorie collaudate da illustri studiosi della psiche, è un figlio che stravede per il papà.
Geppino, all’epoca, lavorava insieme al padre, imprenditore, titolare di una fabbrica di pelli e pellami situata al CIS di Nola, ma, tutte le mattine – rivela Francesca – portava con se un pc per evadere dalla frenetica routine di quel lavoro che proprio non gli piaceva, per dedicarsi alla sua vera passione e quindi giocare a “Football Manager”: videogioco che consente di indossare “virtualmente” la tuta dell’allenatore di calcio, conferendo un’ampia scelta tra le Nazionali e le squadre di diverse categorie di oltre 100 campionati di più di 50 Paesi, seppure il gioco abbia carattere puramente manageriale, rende tuttavia possibile effettuare sostituzioni e modifiche tattiche nel corso delle partite.
Disegnava con la fantasia la sua sagoma seduta su una panchina, Geppino, mentre la cravatta che portava annodata al collo, ogni giorno, con sempre maggiore irruenza, assumeva le parvenze di un cappio che soffocava quel sogno.
Quando tornava a casa da Francesca e poteva, finalmente, slegare quella cravatta, le raccontava com’era andata la sua giornata da allenatore, aggiornandola sull’andamento della sua squadra e sulle prossime strategie che avrebbe avuto intenzione di attuare.
L’amore che covava nel profondo delle visceri per il calcio iniziava a scalciare nell’animo di Geppino, troppo sconfinato ed ambizioso per rimanere relegato in un pc, così da condurlo, con caparbio coraggio, verso la scelta che ha cambiato la sua vita e anche quella di Francesca: spegnere il pc, collocare il pallone nel cerchio di centrocampo della sua vita e provare a trasformare il lavoro dei sogni in quello utile a mantenere la sua famiglia ed alimentare quell’altro fervido ed indomabile amore.
Geppino, così, lascia il lavoro con il padre, andando incontro a quell’incertezza che contraddistingue ed affianca qualsivoglia scommessa, ma la posta in gioco era più che elevata: sul piatto delle fishes c’erano anche Francesca e Gennaro.
I suoceri, il padre, la stessa Francesca erano scettici e spaventati da quella scelta.
“Gli ho anche detto che, laddove avesse fallito, avrei potuto anche maturare la decisione di lasciarlo, – racconta Francesca – da madre, avevo il dovere di collocare al primo posto il bene di mio figlio, ma, in realtà, glielo dissi più per metterlo alla prova e testare la sua determinazione e il fatto che non abbia scelto di tornare sui suoi passi, mi ha consentito di comprendere che forte erano dentro lui la convinzione e il desiderio di percorrere quel cammino, nonostante le incertezze alle quali andava incontro e i potenziali rischi ai quali poteva esporci”.
Un amore che prova a sbarrare la strada all’altro, prima di riuscire a trovare il compromesso ottimale per imparare armonicamente a convivervi.
Tra le tante avversità, Mister Marino ha affrontato anche questa.
L’esordio sulla panchina dell’A.S.D. Miracoli Calcio, rivela subito che il suo cammino è nato sotto una buona stella, poiché al termine della stagione, vince il Campionato di Seconda Categoria.
Poi, l’incontro con Italo Palmieri, D.G. del Napoli Carpisa Yamamay, che tuttavia, inizialmente, offre a Geppino un lavoro come rappresentante di prodotti per parrucchieri che lui accetta, sperando che sia un passaggio temporaneo, prima di vedersi consegnare le chiavi della panchina azzurra.
Cosa che accade, dopo sole tre giornate dall’incipit del Campionato femminile dell’anno 2010/11, in seguito all’esonero di Sergio Curcio.
Così inizia l’ascesa di Mister Marino verso l’Olimpo degli Dei del calcio: a suon di vittorie, collezionando successi significativi che, probabilmente, neanche quando era un “allenatore virtuale” aveva conseguito e soprattutto Geppino si rivela un macinatore di record.
Durante la sua guida, riesce a mantenere la squadra imbattuta per 17 mesi, record assoluto in Italia (dal 21 novembre 2010 al 2 giugno 2012).
Record che, contando solo le gare di campionato, si è allungato fino al 29 settembre 2012 (per un totale di 20 mesi e tre settimane).
Detiene tuttora il record di allenatore con la più lunga imbattibilità interna tra tutti i principali sport italiani: dal 21 novembre 2010, il periodo di imbattibilità casalinga – attualmente ancora in corso – del Napoli Carpisa Yamamay di Geppino Marino è giunto a ben 26 mesi consecutivi.
Traina la squadra in Serie A e nel Campionato d’esordio nella massima categoria, contro ogni pronostico, conquista il quinto posto, per due anni consecutivi conquista finale e semifinale di Coppa Italia.
Questi sono i dati che sanciscono la vittoria di Geppino e zittiscono le perplessità e le accuse mosse da chi, incapace di fiutarne il congenito talento, ha provato a tappargli le ali.
L’abnegazione verso la perfezione, la maniacale e minuziosa cura anche del più labile degli accorgimenti tattici, la repentina lettura tattica, capace di ridisegnare la squadra in campo, laddove le dinamiche di gioco lo richiedono, la perenne ed incessante organizzazione del lavoro, su ogni singola ragazza, trattandone alimentazione ed allenamento, utile ad affinarne corpo e tecnica, così come di quello corale, finalizzato, invece, al miglioramento della tattica e della mentalità. Questi ed altri ancora sono i fattori che concorrono a conseguire gli encomiabili risultati che mister Marino produce in campo.
Francesca mi racconta, infatti, che Geppino divora libri e manuali di calcio, ma anche di psicologia, proprio perché il sentimento di servilismo incondizionato che nutre verso questo sport, non gli consente di macchiarsi della grossolana colpa conseguente dalla leggerezza di aver lasciato qualcosa al caso.
A fare compagnia ai libri, nell’archivio di casa Marino, ci sono i dvd che Geppino erge a prezioso oggetto di studio e che visualizza costantemente: dopo una partita, per capire in cosa le sue ragazze hanno sbagliato e in che modo posso colmare le lacune palesate, affinché la qualità del loro gioco possa migliorare; le partite dell’avversario di turno, per carpirne il tallone d’Achille, smascherarne i punti di forza ed ovviare le soluzioni ottimali per renderle inoffensive.
Poi ci sono i dvd che racchiudono i ricordi: quelli che il mister stesso provvede a montare, prima di ogni partita, per la sua squadra, comprensivi di foto, frasi ad effetto e canzoni, utili a caricare emotivamente le ragazze, affinché scendano in campo con testa e cuore colmi del più consono e propositivo input motivazionale.
“Alle ragazze indirizza delle premure che non riserva nemmeno a me. A San Valentino ha portato un bacio Perugina a ciascuna di loro, così come alla festa della donna ha regalato le mimose a tutte, per loro si rende disponibile 24 ore su 24, sono delle vere e proprie figlie per lui, ma non sono gelosa, so bene quali sono i sentimenti che vivono nel suo cuore.”
Come potrebbe essere diversamente?
Francesca, la donna che irriga d’amore la vita di mister Marino, sa bene che “l’altro” amore presente nel loro giardino è il calcio.
Le ragazze, sono i corpi che danno immagine e movimento a quell’amore.
E Marino le custodisce, le guida, le fa crescere e maturare, con la stessa accorta premura con la quale un giardiniere si prende cura dei fiori che regnano nella sua serra, perché, senza di loro, quel vivaio, non avrebbe ragione d’esistere.
Sono loro che danno forma e impeto ai suoi schemi ed incarnano il suo desiderio di rivalsa, affermazione e consacrazione.
A loro ha saputo contagiare la sua fame di vittoria, in loro ha saputo imprimere un’ identità e un’anima ben precise.
“Ho dovuto sacrificare le mie ambizioni, un pò per adempiere al ruolo di madre, un pò per lasciare spazio a lui, affinché potesse inseguire il suo sogno, ma non mi pesa. Adesso, quando torna a casa, è un uomo felice e questo per me è ciò che più conta: che faccia un lavoro che lo appaga e lo gratifica. Lo sa bene, laddove le circostanze lo porteranno a dover accettare la convocazione su una panchina situata lontano da Napoli, non ci penserò su due volte: io e Gennaro faremo le valigie e lo seguiremo.”
E non si tratta di frasi di circostanza, l’orgoglio coronato da sincerità che traspare dagli occhi di Francesca, mentre pronuncia queste parole, mi lascia facilmente intuire che mi trovo davanti ad una donna generosa e profondamente innamorata che nutre un’accorata e genuina stima verso suo marito.
E’ proprio vero che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna.
“Anche se un giorno non dovessimo più stare insieme, io desidererò sempre che lui riesca ad arrivare il più lontano possibile, affinché possa prendersi la sua grossa e ricca rivalsa agli occhi di chi dubitava delle sue capacità. Lui invece no, vuole solo continuare a riversare la sua sconfinata passione in questo lavoro e seguitare a svolgere il lavoro che lo rende tanto felice.”
Non ha avuto paura di spogliarsi degli eleganti e più comodi ed abiti dell’imprenditore, per fare spazio nell’armadio e nella sua vita a tuta e scarpette, Geppino non ha mai rimpianto quella scelta e il coraggio e la sfrontatezza insiti in essa, conferiscono un valore inestimabile alle sue vittorie, in particolare, a quella più significativa, che lo laurea allenatore, palesando la veridicità di quella passione che gli arde nell’anima, rendendola visibile agli occhi di tutti, anche di quelli che non erano pronti ad adagiare neanche una fishes in quel piatto in cui lui, invece, ha avuto la spericolata, ma cosciente sfrontatezza di puntare tutto, proprio tutto, quello che possedeva.
Qual è il finale più appropriato per una genuina e rispettabile favola moderna come questa?
E vissero per sempre felici e contenti?
Assolutamente no.
Mai si deve consentire alla banalità di sporcare realtà così peculiari ed insolite.
Piuttosto: e vissero una vita terrena, nella quale è doveroso che il destino lasci confluire la felicità e le gratificazioni che hanno dimostrato di meritare sul campo e che hanno conquistato sul campo.
Francesca e Geppino.
Mister Marino e il calcio.
Luciana Esposito
Riproduzione Riservata