Napoli De Laurentiis \ Appurato che il buon Aurelio abbia intrapreso la strada dei vincenti, quella ripida e dissestata via, intrinseca di pericoli e di necessità da sostenere prima di mettersi in viaggio, ora resta da attendere gli sviluppi di una tanto apprezzata campagna promozionale del trend Napoli 2013-2014. Dopo gli applausi e i consensi è bene rimboccarsi le maniche e badare al sodo, per non cadere nel gioco che spesso i politici mettono in atto, e cioè quello di predicare tanto bene in fase di elezioni, per poi deludere puntualmente gli elettori una volta saliti al trono del potere. Giocoforza, il patron De Laurentiis dovrà affrontare forse la sua stagione più difficile, quella prossima sì detta del cambiamento, della virata definitiva, non solo sotto l’aspetto della guida tecnica. Non può essere soltanto il nuovo comandante Benitez il fautore di un cambio di mentalità che va oltre le belle parole, ma che si prodiga di mettere le mani in maniera determinante per far sì che la pagina venga voltata sul serio. I fatti sono sempre la migliore arma per dar seguito ai buoni propositi, questo in ogni settore, ma è bene mettere in chiaro alcuni aspetti che, fino ad ora, non sembrano essere parte di questa svolta voluta dall’alta dirigenza.
Abbiamo individuato almeno tre punti fondamentali attraverso i quali la società azzurra dovrà fare i conti se vorrà seriamente mettersi al pari di team blasonati dell’emisfero calcistico europeo, i nomi li conosciamo già. Analizzeremo e approfondiremo questi aspetti poiché non ancora all’ordine del giorno di un progetto che dovrà necessariamente, prima o poi, fare i conti con queste realtà. La prima è sicuramente il nodo stadio, si, certo, si converrà che in questi giorni se ne sta parlando con il primo cittadino De Magistris, ma il concetto va ben oltre di una semplice attesa della mossa dell’altro per regolarsi di conseguenza. Ci sarebbe piaciuto, e non poco, un intervento deciso del presidente, in un argomento altamente sentito dalla platea, parliamo di una maggiore apertura verso un comune, quello di Napoli, sommerso dai debiti ed intento, cosa risaputa da tempo, a cercare di risanare le casse con una politica di austerity, figlia legittima di una città ancora oggi allo sbando, con problematiche continuamente rimandate per fattori puramente economici. Dire di emigrare a Caserta, caro presidente, non può e non deve essere il rasoio affilato con cui minacciare di recidere quel sottile filo che s’era legato, in tempi non sospetti, tra lei ed il sindaco. Il primo pensiero, almeno secondo il nostro modesto parere, deve necessariamente essere la salvaguardia del tifoso azzurro medio e la possibilità di concedergli uno stadio logisticamente di facile raggiungimento, e soprattutto sicuro per la propria incolumità, possibilmente sempre più votato all’accogliere le famiglie innamorate del Napoli, sempre più numerose ma impaurite dalle esperienze-limite affrontate per vedere una gara nella bolgia di Fuorigrotta.
Il secondo aspetto dimenticato, più propriamente legato all’entourage azzurro, è la mancanza di una figura storica del Napoli, un uomo appartenente al passato napoletano investito di una carica dirigenziale, anche solo puramente dimostrativa, in grado di fare da tramite tra i calciatori e la piazza partenopea, e, perché no, portavoce, all’occorrenza, delle manovre e delle reazioni della società. Stiamo parlando di un uomo “alla Oriali“, paladino delle battaglie passate, figura autorevole al cospetto di una pubblica opinione come quella napoletana, abituata a tenere alta la tensione dell’ambiente, a cui bisognerebbe contrapporre una figura adatta a stemperare le situazioni, con diplomazia, ma anche con esperienza e capacità umane che soltanto un uomo di calcio, che ha vissuto in prima persona determinate vicende, è in grado di sostenere, non ce ne vogliano De Laurentiis e Bigon. E’ inutile fare nomi, ce ne sarebbero tanti di ex calciatori e\o allenatori adatti a questo ruolo, il panorama partenopeo ne è pieno di questi personaggi, basterebbe semplicemente guardarsi intorno, fare un breve sondaggio per comprendere appieno le eventuali capacità ed il gioco è fatto. Ciò rappresenterebbe un importante tassello sotto l’aspetto della comunicazione, oggi uno dei principali vincoli per comprendere appieno il polso dell’ambiente azzurro, e completerebbe un quadro dirigenziale che necessità di quel tocco d’esperienza calcistica umana per guardare al futuro con comprovata fiducia.
Il terzo anello mancante è sicuramente una maggiore cura dell’immagine del Napoli e della propria storia. Sono e sarebbero tante le iniziative votate a migliorare e ad impreziosire una così importante società come quella partenopea, impregnata nella storia del calcio italiano e conosciuta in tutto il mondo grazie anche a quel famoso bacino d’utenza che conta in tutto il mondo circa sei milioni di tifosi. Con ogni probabilità si potrebbe sintetizzare in due mosse la possibile plusvalenza dell’immagine Napoli proiettata a livello mondiale: la nascita di un canale Tv dedicato agli azzurri (idea sempre accennata ma mai realmente approfondita) con immagini e servizi relativi alle vicende odierne della squadra, con uno sguardo al passato partenopeo, una sorta di ESPN channel dedicato agli excursus storici del Napoli attraverso le immagini delle sfide che gli azzurri hanno affrontato in passato, con documenti e interviste di personaggi, di protagonisti che hanno fatto parte della storia azzurra. Insomma, niente di più e niente di meno di quello che fanno i vari Inter, Juve e Milan Channel, ma almeno metterci al passo con queste potenze del calcio italiano anche sotto l’aspetto comunicativo significherebbe passare ad uno step successivo anche in questo senso. L’altra mossa, anche questa timidamente accennata, è la nascita di un museo che attraversi la storia del Napoli dalla sua nascita ad oggi, con l’esposizione di cimeli, di documenti, di accessori che hanno costruito nel tempo una splendida storia sportiva. Ovviamente si potrebbe sfruttare lo spazio antistante lo stadio per la realizzazione di questa struttura, prendendo spunto dai musei presenti nei più famosi stadi europei, Barcellona, Madrid, Londra, Monaco di Baviera e via dicendo, pertanto potremmo convenire che la questione sia strettamente legata alle vicende dello stadio, ma preferiamo considerare ogni progetto fine a se stesso e non vincolante, per convenire a quanto riferito sopra, e cioè ad una concretezza che a tutt’oggi è la principale antagonista del Work in progress azzurro.
Non crediamo di aver chiesto la luna, semplicemente siamo più che sicuri che il percorso intrapreso dalla società ha un estremo bisogno di crescere anche puntando l’obiettivo sui fattori cosiddetti “di contorno” per completare un processo di crescita che non può e non deve passare soltanto attraverso l’acquisto dei grandi nomi del calcio mondiale, per diventare un grande club bisogno migliorarsi a 360°.