De Giovanni: “Ingiusto il dissenso verso il Matador. Abbiamo tanto da vincere”

Maurizio de Giovanni - Copia

Articolo De Giovanni – Ecco l’articolo a firma di Maurizio De Giovanni, scrittore e tifoso napoletano, sulle colonne de “Il Mattino”.

C’è una parte del corpo del tifoso che, molto più delle altre, assolve alla funzione dialettica. Non è il cuore, che batte sempre forte e chiaro nella stessa direzione, quella dell’amore per la maglia del colore del cielo. E nemmeno la testa, troppo esposta all’euforia estrema e all’estrema disperazione che invariabilmente seguono al risultato. Questa componente anatomica è costituita dalle cosiddette viscere. Il tifoso, infatti, prova sentimenti viscerali. Il ventre si contrae per la potenza di certe emozioni e porta a reazioni altrimenti incomprensibili, sproporzionate agli eventi che possono averle provocate e sempre e comunque eccessive. La premessa è forse opportuna per comprendere la portata della comparsa degli striscioni, scritti con l’inequivocabile font delle curve del San Paolo, che invitano poco amabilmente Cavani a levare in fretta le tende dalla nostra città.

L’evento colpisce, anche e soprattutto perla contemporaneità con l’insediamento di Rafa Benitez al timone della squadra: un grande colpo, la comunicazione urbi et orbi della società di avere intenzione di fare sul serio, affidando la gestione tecnica al trainer più titolato a livello internazionale che alleni nel nostro Paese. Ma si sa, in campo ci vanno i calciatori: sono loro a far volare in alto la passione, ad alzare il volume dell’urlo che parte, appunto dalle viscere dei tifosi. E questo urlo non è stato stimolato, da venticinque
anni a questa parte, così tanto da nessuno se non da lui, il Cavallo Uruguagio, l’uomo dalla criniera al vento e dal destro esplosivo, il cannoniere dei cannonieri. L’unico vero top player che calchi i campi italici. Avere uno così in squadra, e poterlo perdere da un momento all’altro, ti fa campare su un filo. Mille volte al giorno, navigando attraverso i siti specializzati, l’orecchio incollato alle radio, gli occhi sbarrati sullo schermo, si teme la notizia dell’avvenuta cessione del Matador. Non è un bel vivere: e non ci si consente nemmeno di godere delle cose belle, come il trionfale arrivo dell’allenatore spagnolo e l’avvio del relativo e speriamo vincente progetto tecnico.

Gli striscioni, rifiutandoci in questa sede di percorrere le vie di una dietrologia complottista, esprimono appunto questo disagio: se devi andartene, se proprio devi partire, fallo adesso. «Damme ‘stu veleno, nun aspetta ’a dimane», come dice la famosa canzone. Tutto è meglio della sospensione, e poi attendere la scadenza della clausola al dieci di agosto, come previsto contrattualmente, potrebbe ritardare in maniera letale le contromosse di mercato della società. Da questo punto di vista l’atteggiamento dei tifosi striscionanti, non nella forma ma nella sostanza, è condivisibile. La guerra di nervi tra le società interessate ad acquisire il Matador risparmiando il più possibile e il Napoli potrebbe avere per gli azzurri un effetto gravissimo, esaurendosi nel frattempo le possibilità alternative. E tuttavia non si può fare a meno di rilevare due aspetti.

Prima di tutto è ingiusto mostrare dissenso nei confronti di un atleta che ha dato più di ogni altro, in termini tecnici, al processo di crescita che ha portato gli azzurri in Champions dalla porta principale; è lecita l’aspettativa del ragazzo di avere una crescita anche personale, e del resto le squadre alle quali fa l’occhiolino sono le più forti del pianeta (non l’Inter o la Juve, per intenderci). Ha più volte detto, il Matador, che Napoli non sarebbe un triste ripiego ma la migliore delle soluzioni, una volta che non si riuscisse ad accasarlo al Bernabeu. Non mi pare poco.

L’altro punto è che oggi siamo a ricevere il nuovo allenatore, l’uomo che ha accettato di venire a unire la propria vincente faccia e una carriera di straordinario profilo a questa nostra amata maglia. Benitez ha diritto a tutto il giubilo, l’affetto e l’apprezzamento che siamo in grado di fornire, e sappiamo che nessuna tifoseria al mondo ne ha quanto noi. Concentrazione, signori. Non lasciamoci distrarre. Abbiamo molto da vincere. Con la testa, il cuore e le viscere.

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