Un Napoli che si tinge di verdeoro e sa poco d’Italia

Benitez e Behrami

Meno bianco e celeste, ma più verde e oro. Nella tavolozza del Napoli formato Dimaro i colori si mischiano (speriamo bene) a formare varie tonalità sfocianti naturalmente nell’azzurro. Così, se l’albiceleste va a sfumare, ecco che prende corpo il brasileiro verdeoro, colori che riescono a ravvivare un po’ tutto l’ambiente. Com’é di solito il carattere di quelli che indossano la casacca che fu anche del mitico Pele’. Ne potrebbero arrivare altri dopo quello freschissimo di Rafael (ovvero Rafé-due) nella sede del ritiro fra le incantevoli Dolomiti. Nell’azzurro dominante s’intravedono ora venature soprattutto di bianco, rosso, verde, celeste, a formare un “patchwork” esclusivo, un Napoli sempre più multietnico che, naturalmente, avrà bisogno del giusto assemblaggio. La famosa amalgama di Massimino.

Una cosa per volta, perché poi questo raduno montano é ancora molto fresco (oltre che dal punto di vista meteorologico) e potrebbe assumere dimensioni più ampie nel numero dei partecipanti. E quindi subire continui aggiornamenti assieme alle dovute regolazioni. Ci penserà di certo Don Rafé, uno che non vorrebbe lasciare nemmeno una briciola al caso. Uno che ama guardare le sue creature (calcistiche) da tutte le angolazioni, al fine di ottenere sempre il massimo. Intanto quel Napoli che una volta, non tanto lontana, era impastato con una dose piuttosto massiccia di biancoceleste, adesso si sta progressivamente diversificando, sta assumendo i connotati della multinazionale, aprendo un’ampia finestra con vista sullo scenario europeo oltre a quello sudamericano. Un’apertura chiaramente sollecitata anche dall’arrivo del tecnico madrileno, uno che sa muoversi assolutamente a proprio agio sul terreno continentale, dopo i trascorsi (conditi da successi) di Valencia e Liverpool. Non a caso sono arrivati il belga Mertens e l’iberico Callejòn, e poi ci si é posti ad esempio sulle tracce del Gonalons transalpino.

Ecco che, arrivati i “nuovi” in carne ed ossa, se ne dovrà curare al meglio l’integrazione nello spogliatoio, cosa d’imprescindibile rilievo per le armonie e gli equilibri di squadra. Ma Rafa già sa come fare. Si sa bene che é anche piuttosto poliglotta, un appassionato di idiomi e dialetti (tanto che ha espresso il desiderio di imparare presto e bene il napoletano) e, se proprio non riuscirà a farsi capire in italiano (che padroneggia per il meglio), proverà nell‘ordine, in inglese e spagnolo. Ma poi, non farebbe fatica a dialogare anche in francese e portoghese, ove ve ne fosse bisogno. Insomma Rafa dovrebbe essere una garanzia anche sul fronte comunicativo, altro aspetto d’importanza fondamentale e strategica per far crescere un club in ambito internazionale.

FONTE: Corriere dello Sport

 

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